La villa Sant'Hubertus, dedicata al patrono dei cacciatori, fu costruita sullo scorcio dell'800 per volere di due amiche, la contessa Emily Howard Bury e l’americana Anna Powers Potts. La costruzione dell'edificio o, per lo meno, i progetti e le richieste alla Regola di Lareto proprietaria del terreno, per acquistare un appezzamento sui prati cosiddetti “de Castèl”, erano iniziate già nel 1896. Le acquirenti avrebbero voluto acquistare 3-4.000 mq di terra, una quantità impensabile per i regolieri, che diedero risposta negativa. Esse allora si rivolsero al Comune, che amministrava i boschi da una decina d'anni, ed ottennero con facilità il permesso di costruire sul rialzo a fianco del Tornichè, a sinistra della strada che sale a Ra Stua, la villa tanto desiderata. Ai regolieri ampezzani non rimase altro che chiedere il compenso per il mancato diritto di erbatico sui 5.200 mq ceduti alle signore, pretendere il ripristino dei luoghi dai quali era stata estratta la ghiaia per la costruzione, sulla destra della strada, e dei danni subiti dal pascolo. Nel 1898 la Potts e la Howard ottennero dal Comune anche la concessione per cacciare in tutta la zona N della valle, che tennero fino al 1908. La casa fu splendidamente arredata e abitata dalla fine del secolo, ma non ebbe fortuna. Dopo una quindicina d'anni venne a trovarsi a cavallo dei due fronti, e i soldati di entrambe le linee la depredarono e la bombardarono senza ritegno, finché non ne rimasero che i ruderi, alcuni dei quali sono ancora visibili. Per visitarli, dal grande parcheggio del Tornichè bastano pochi minuti. Si sale per una stradina sul rialzo a sinistra, scavalcando una palizzata, e ci si inoltra fra gli alberi. Quanta storia, ridotta a quattro ruderi!
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