venerdì 30 aprile 2010

Aggiornamento delle Guida delle Dolomiti Orientali di Antonio Berti - VIII

Queste sono le ultime notizie che propongo per un futuro aggiornamento della guida “Dolomiti Orientali”. Esse sono state ricavate da “Due Soldi”, mensile della Cassa Rurale ed Artigiana di Cortina. Aprile 1972: le guide alpine francesi Marcel Sicre e Jean Louis Lechène salgono il canale che separa la Cima di Mezzo del Cristallo dalla più alta, scendendolo poi con gli sci. Maggio 1972: Michele Alverà Micia e Raffaele Apollonio Longo traversano con le “ciaspes” Forcella Colfreddo, da Ra Stua a Cimabanche. Già compiuta in sci nel marzo 1966 da Giorgio Peretti, Paolo Constantini Ghea, Vito Pompanin Togna, Mansueto Siorpaes Curti, la traversata viene ripetuta poco dopo da Alverà e Apollonio in senso inverso. Giugno 1972: Giorgio Peretti traccia un nuovo percorso scialpinistico sul versante N della Tofana Terza. La prima traversata sciistica del Col Bechei, da Fanes ad Antruiles, era stata realizzata, ancora da Peretti, nell’inverno 1967. Spigolando qua e là, un dato che manca nel “Berti” riguarda la prima salita del Rauhkofel (Monte Fumo), cima che sovrasta Carbonin e chiude la visuale sul Cristallo, tristemente nota in guerra. Il Rauhkofel fu conquistato da Val di San Sigismondo ad opera di Wenzel Eckerth e Michele Innerkofler, il 2/7/1883. Da privati, ho saputo che alcuni anni fa, Edy Gutwenger di Villabassa ha tentato di salire per secondo e in solitaria la cresta S della Croda Rossa d’Ampezzo (Terschak e Kees, 4/8/1913), ritirandosi per la roccia friabile e un temporale: quella via quindi deve ritenersi mai ripetuta. Edy ha salito varie volte anche la Guglia del Bastone (Elslerturm), presso il Picco di Vallandro. Conquistata il 9/8/1936 da Engelbert Elsler di Braies, la guglia fu ripetuta da Marino Dall’Oglio e Renzo Consiglio nell’agosto 1949 e da Ferdinand Mair, Toni Bachmann e Albert Ploner il 23/8/1959. Mi fermo qui. Se mai si riuscirà a svecchiare l’inarrivabile volume che ci ha fatto compagnia per tanti anni, spero si tenga conto di questi suggerimenti, per mantenere la memoria di tanti episodi di storia dolomitica.

lunedì 26 aprile 2010

Marco Da Pozzo

Era stato incaricato dalla Parrocchia di Cortina di eseguire alcune piccole riparazioni e sostituire alcune lampadine sul campanile. È salito perfettamente attrezzato, e qualcosa non deve essere andato per il verso giusto: Marco Da Pozzo, Scoiattolo e guida alpina di 43 anni, è scivolato rimanendo sospeso a mezz'aria, ma il suo corpo si è schiantato contro il campanile. L'urto è stato forte: Da Pozzo purtroppo non ce l'ha fatta.
La disgrazia è avvenuta stamattina sul campanile della Chiesa di San Filippo e Giacomo, nel centro di Cortina. Da Pozzo è rimasto sospeso a circa 70 metri dal suolo, e per calarlo è subito intervenuto l'elicottero del SUEM, ma non c'è stato niente da fare: la guida è deceduta per i traumi riportati nella caduta.
Valente alpinista e istruttore delle guide, salitore del K2 nel 2004, Da Pozzo era imbragato e assicurato, e la caduta è avvenuta per cause in corso di accertamento. Il forte urto contro la parete del campanile ha provocato il decesso per lesioni al torace e al volto. Sul posto Carabinieri, Polizia, Vigili del Fuoco e tanti ampezzani, increduli di fronte ad una disgrazia così repentina, accaduta in una bella mattina di primavera.

Un nuovo libro sulle Regole d'Ampezzo, modello invidiato di gestione dell'ambiente

Raffaello Lorenzi de ra Becarìa, Valore Costituzionale dei Diritti sulle Terre Regoliere, Europrint - Quinto di Treviso, 2010, 79 pagine con immagini a colori.
Le Regole suscitano sempre curiosità e interesse negli studiosi, e sono oggetto di studi e molte tesi di laurea giuridiche ed economiche. Il lavoro di Raffaello Lorenzi, noto commercialista di Cortina, è per l’appunto frutto della tesi di laurea in Giurisprudenza, recentemente discussa (all'età di quasi 67 anni!) presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.
Studioso appassionato di storia e tradizioni locali, cultore dello spirito secolare dell’istituzione regoliera, preso per assodato che le Regole amministrano da generazioni i territori montani con saggezza e oculatezza, e rendono questa meravigliosa forma di proprietà che è la proprietà collettiva un unicum degno della massima tutela, facendo meritare ai demani regolieri altobellunesi la tutela dell’UNESCO, come patrimonio mondiale dell’umanità, Lorenzi ha riflettuto sulla condizione di boschi e pascoli fra antiche e nuove sovranità, fra diritto privato e pubblico.
L’autore ha analizzato i diritti di rango costituzionale delle famiglie originarie insediatesi sul territorio ampezzano (ma l’analisi può riguardare anche altri demani, in area ladina e non), costituite in “comunioni familiari montane”, e ha disquisito sullo scottante problema della trasmissibilità dei diritti regolieri, con particolare riguardo ai profili di ordine costituzionale sottesi al problema.
L’antica famiglia patriarcale è scomparsa, evolvendosi nel concetto moderno di nucleo familiare: per ora non si registrano tuttavia innovazioni nella successione dei diritti, comunque trasmessi all’interno di una discendenza che considera il casàl originario e la sua perpetuazione nel tempo. Uno dei problemi che angustia l’istituto regoliero e lo espone a ricorrenti critiche, riguarda infatti le discendenti dei regolieri di sesso femminile, che in taluni casi trasmettono i diritti e in altri no.
L’analisi di Lorenzi ha coinvolto 20 comunità, per dimostrare che, ammessa una certa disparità (non discriminazione) fra i componenti della famiglia regoliera, uomini, donne senza fratelli, donne con fratelli, divorziate, conviventi, la disparità non coinvolge il singolo ma la sua posizione dentro la famiglia, formazione sociale che s’inscrive nel quadro della comunione familiare montana.
La ricerca, di stampo giuridico ma anche storico-sociale, si struttura in capitoli, prendendo le mosse dagli aspetti sociali delle forme di proprietà collettiva, per poi introdurre storicamente le Regole ampezzane, analizzare i profili costituzionali della normativa regoliera, il sindacato di costituzionalità sulle leggi e atti equiparati (dal quale sono esclusi i “laudi”, atti fondanti dell’ordinamento regoliero), le fonti legislative e giurisprudenziali sulle Regole, e l’analisi comparativa dei laudi delle Regole altobellunesi.
Conclusioni e bibliografia suggellano la tesi, arricchita da suggestive immagini di Stefano Zardini, che si rivela interessante perché inquadra ancora una volta, con lucidità di giudizio, la nascita, la natura e l’evoluzione verso il futuro di forme particolari e invidiate di proprietà collettiva, che rappresentano un bene storico e giuridico di alto rilievo e contribuiscono alla salvaguardia di territori di grande fragilità, sia sotto il profilo ambientale che sotto quello commerciale e speculativo.