venerdì 22 febbraio 2008

I Zuoghe o Ra Ciadenes?

Chi li conosce, e anche chi scrive, li denomina per comodità “I Zuoghe” (la Z va pronunciata come la s di rosa). In realtà, l’oronomastica tradizionale denomina il punto strategico del tratto di cresta che dal finestrone del Busc de r’Ancona scorre verso est, come “Ra Ciadenes”. Comunque sia, durante la Grande Guerra i Zuoghe costituirono un passaggio obbligato per l'assalto a Son Pouses, e contro quella dorsale s’infransero pesantemente i tentativi di sfondamento dell’Esercito Italiano. La quota 2053, dove sorge il punto trigonometrico, e quella - più bassa di circa 50 metri - dove il sentiero, già segnato ma abbandonato per difficoltà di manutenzione, che sale dalla strada statale s’incontra con quello che unisce il crestone alla Val de Gotres, offrono uno scenario magnifico, e la possibilità di osservare numerose opere belliche. La zona è fra quelle che scelgo spesso per un’escursione, in primavera per misurare i garretti in vista dei cimenti estivi ed a fine stagione per sfidare l’inverno, che lassù pare sempre arrivare un po’ più tardi che altrove. Del resto, la pala boscosa che da Ospitale porta in cima è esposta in pieno sole, sicché mi è capitato di salirci anche in dicembre o in marzo, senza neve nella quale sprofondare. Nel 2007, per la prima volta dopo anni, vari impegni mi hanno portato a disertare il rituale appuntamento coi Zuoghe, ma avevo chiuso l’anno precedente lungo l'anello in condizioni tardo-estive, il 26 novembre! In futuro spero di poter rendere regolarmente omaggio ogni anno alla dorsale, dove il tempo si pare fermato. Di vero cuore, almeno finché vi salirò, mi auguro di non vedere mai lassù le ricorrenti manomissioni di “valorizzatori” turistici più o meno istituzionali, che infrangerebbero l’atmosfera arcana di quei dirupi, così importanti in guerra e disertati in pace, dove ogni volta mi aggiro con la curiosità e l'entusiasmo del ragazzino salito per la prima volta con i genitori il lontano 1° maggio 1972.

mercoledì 20 febbraio 2008

Chi è l'ignoto artista della Croda de r'Ancona?

Chi mi legge non me ne vorrà, se sono critico nei confronti di un’iniziativa che a qualcuno forse potrà sembrare corretta, ma che a mio giudizio costituisce l’ennesima violenza all’ambiente ampezzano. Su una delle mie cime predilette, la Croda d’Ancona, proprio nel cuore del nostro Parco, durante lo scorso autunno un ignoto “valorizzatore” si è preso la briga di segnalare diligentemente con bollini di vernice rossa, in entrambi i sensi di marcia, l’itinerario più facile d’accesso alla cima, lungo la cresta che sale dai Ciadis. In precedenza, il sentiero in questione era indicato da qualche vecchio segno a minio e da alcuni ometti, sufficienti per instradare anche il passante più sprovveduto e titubante lungo una dorsale che, normalmente, non offre difficoltà, che non siano quelle derivate dall’avvicinarsi troppo alle trincee, magari cadendovi dentro come salami (è successo!). Conosco la Croda d’Ancona da un quarantennio; la via normale mi fu insegnata da mio padre, e da allora vi sono salito decine di volte, senza mai sentire il bisogno di essere confortato passo dopo passo da una teoria di cerchi di vernice. Se non basta la dirittura naturale delle tracce lungo la cresta, ci pensarono i soldati austroungarici, a rendere più che evidente l’ascensione ad una cima, che fino ad oggi reputavo quantomeno sacra, considerato quanto sangue vi venne sparso per la patria. Evidentemente, però, a qualche artista che frequenta le montagne con barattoli, pennelli e bombolette, la storia e i sentimenti proprio non interessano; peccato per i loro sforzi creativi, ma sono convinto che iniziative di tal genere, nel cuore di un Parco che da anni spicca quanto alla tutela ambientale, dovrebbero essere perlomeno dichiarate e autorizzate. Mi auguro che la prossima volta, l’autore della collana di perle lungo la piacevole, ora evidentissima, via normale della Croda de r’Ancona, anziché imbarcarsi in trovate egoiste e tutto sommato superflue, ritenga più utile accodarsi al gruppo di volontari del CAI Cortina, che esegue lavori di manutenzione e pittura di sentieri e tabelle, ma soltanto dove ce n’è realmente bisogno.