La Torre Fanes, nell'omonimo gruppo montuoso, è un poderoso torrione che sorge all'estremità della diramazione che dalla Cima Fanes Sud volge verso NE, e domina con alte pareti e marcati spigoli il segmento superiore della Val Travenanzes. Le sue forme eleganti, prettamente dolomitiche, si intuiscono già da lontano, ad esempio dalla strada che sale dal Tornichè a Ra Stua. La salita della Torre – raggiunta per la prima volta dagli irriducibili Viktor Wolf von Glanvell e Karl Guenther von Saar nell'agosto del 1898 – appartiene ad un modo di andare in montagna che oggi è quasi estinto, fatto di avvicinamenti lunghi e faticosi, buona capacità di orientamento, versanti rocciosi spesso ignorati dal sole, dolomia spesso friabile, chiodi pochi, difficoltà relegate ai livelli bassi delle varie scale che oggi "qualificano" le montagne. Personalmente, sulla bella Torre ho vissuto una giornata campale salendola con l'amico Enrico, appassionato di itinerari un po' “originali”. Andai con Enrico sulla Fanes esattamente trent'anni fa, il 28/9/1980. Partiti a piedi dal Passo Falzarego, quel giorno ripetemmo il fotogenico spigolo N del torrione, per la via di Angelo Dibona e Miss Winifred Marples del 15/7/1921 (400 m, IV con un paio di tiri forse più difficili), rientrando a Falzarego al crepuscolo. Al di là delle prerogative strettamente atletiche e paesaggistiche della salita, degna di grande rispetto per il nome del primo salitore, il lungo avvicinamento e la complessa via di discesa, non posso dimenticare la Torre per altri motivi. In primis l'irripetibile atmosfera che offre una cima veramente "fuori dal mondo", patrimonio di pochi, paradigma di un modo antico di affrontare la montagna, che quel giorno d'autunno condividemmo con gioia. Grazie ancora, Enrico, per l'entusiasmo e l'amicizia che ci unì sullo spigolo N della Torre Fanes quell'ormai lontanissimo 28 settembre 1980!
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