giovedì 1 maggio 2008

Ra Ciadenes, ultima Thule

Quante volte sarò salito sui “'Suoghe”, la bonaria cupola boscosa che fa parte della dorsale de “Ra Ciadénes” e domina la Chiesa di San Nicolò, San Biagio e Sant’Antonio di Ospitale d’Ampezzo? Forse una trentina, fin dal 1° maggio 1972, quando mi ci portarono i miei genitori e io, galvanizzato della nuova scoperta, su una trave interna del bunker più elevato lasciai un’iscrizione a matita, che in seguito non sono più stato in grado di ritrovare. Eppure, anche ritenendomi ormai pratico di quella zona (che peraltro viene modificata, stagione dopo stagione, da neve e ghiaccio, pioggia e vento, sole e bufere), torno lassù sempre volentieri, minimo una o due volte l’anno. Mi piace salire sulla sommità per rivedere, come vecchi amici, l'erto sentiero militare (un po' malridotto, ma ancora ben transitabile) che risale la costa densamente alberata, le due casematte sulla sommità della cresta, tutto quello che in quell'immoto angolo del mondo si può ammirare, godere e respirare. E’ un luogo che ritengo magico: me l'ha confermato un sanvitese, che non lo conosceva e vi è salito con soddisfazione, sulla scorta delle indicazioni che diedi qualche tempo fa sul semestrale “Le Dolomiti Bellunesi”. Credo che sia uno dei rari “foresti” che ricalcano le mie orme: un altro dei pochi che incontrai lassù veniva da Treviso, e anche lui aveva letto una mia nota, uscita sull’altro semestrale di montagna, “Le Alpi Venete”, ancora nel 1991. Non che sia geloso di quei luoghi, tutt’altro: mi dispiacerebbe soltanto che, visti i tempi, anche i “'Suoghe” diventassero palestra d’ardimento esclusiva dei nuovi “cacciatori”, che setacciano monti e valli con il cercametalli, alla frenetica ricerca di reperti bellici, spesso di scarso valore! Per quanto riguarda me, credo che - finché sarà possibile – continuerò a salire sui miei “'Suoghe”. Magari nella prima e nell’ultima camminata dell’anno, giusto per testare il fiato ed i garretti: e mi auguro vivamente che l’atmosfera di quel bosco e di quelle rocce si mantenga inalterata come l’ho conosciuta e come l’apprezzo ogni volta che vi salgo, per sempre.

lunedì 28 aprile 2008

Ricordo di Claudio Cima (1949-2005)

Nel settembre 2005, sul greto di un ruscello in secca in località Scalon di Mel, venne rinvenuto il corpo dell’amico Claudio Cima, del quale nessuno aveva più notizie da diversi giorni. Cima era caduto da un dirupo, si dice mentre raccoglieva funghi, e stranamente fu recuperato soltanto otto giorni dopo la scomparsa, in seguito ad una ricerca che non fu sicuramente facile. Molto noto nell’ambiente alpinistico provinciale e non solo, aveva un carattere particolare, che lo penalizzava un po’ nei rapporti umani. Negli ultimi tempi, aveva dimostrato un autentico talento nella pittura, e con numerose guide alpinistiche ed escursionistiche aveva palesato le sue ampie conoscenze e competenze. Conoscevo Cima, che in gioventù aveva frequentato personaggi illustri, fra i quali Reinhold Messner, da circa quindici anni, da quando mi aveva contattato per lettera ed era iniziato un fitto scambio di idee e impressioni. Con lui ebbi l’occasione di compiere due escursioni: l’ascensione del Sasso del Signore dal Lago di Braies (che però Claudio non terminò, preferendo scendere in anticipo a Ferrara, dove ci attese nel pomeriggio) ed un anello invernale intorno a Ospitale di Cadore, fra Casera Tartana e Casera Valbona. Ogni qualvolta passavo a Belluno, cercavo di farmi sentire, e comunque ci scambiavamo spesso scritti e telefonate, incentrate in pratica soltanto su questioni alpinistiche, su libri del settore e sulle crescenti difficoltà che uno spirito libero come il suo trovava nell’interfacciarsi con gli ambienti provinciali che lo avevano bandito. Oltre alle chiacchiere e ad alcuni libri, anche di valore, che volle cedermi, oggi mi restano tre suoi quadri, che da qualche anno campeggiano in casa; così ho sempre davanti agli occhi un Becco di Mezzodì quasi impressionista, ma anche un Collalto color nostalgia ed un’enigmatica Torre Pian di Cengia, l’unica del trio che non conosco. Se avessi occasione di salirla, e l’ho già pensato, da lassù rivolgerò un pensiero di simpatia all’amico Claudio, che troppo presto ha abbandonato questo mondo.