venerdì 8 agosto 2008

Ivano Dibona 1943 - 1968

Oggi, 8 agosto, ricorre il 4o° anniversario della caduta dallo "spigolo Dibona" della Cima Grande di Lavaredo, dove stava salendo con un cliente, di Ivano Dibona, Scoiattolo, guida ed esponente di punta dell'alpinismo dolomitico nei primi anni '60. Nipote di Angelo, simbolo delle guide alpine ampezzane, Ivano era nato il 1° giugno 1943, era guida da cinque anni; in quel lustro aveva ripetuto innumerevoli vie sulle Dolomiti, e tracciato nuovi itinerari di grande difficoltà, sia in libera che con l'uso massiccio di chiodi (Cima Belprà, Taburlo, Torrione Salvella, Cima Piccola di Lavaredo, Torre Romana, Col Rosà, Taé, Tofana di Mezzo, Punta Giovannina), Si era distinto in numerose operazioni di soccorso alpino, ed aveva espresso il desiderio di ripetere tutte le 70 vie aperte dal nonno. Il suo nome non è stato dimenticato dai compaesani, che gli hanno dedicato dapprima la "Direttissima" sulla Cima Scotoni (Diego Valleferro, Franz Dallago e Bruno Menardi, 10-13.3.1969), e nel 1970 il sentiero che segue il percorso di arroccamento utilizzato durante la Grande Guerra delle truppe italiane sul Cristallo, da Forcella Grande al Col dei Stonbe. Percorso ancora oggi da migliaia di persone, il "Sentiero Dibona" è ritenuto uno dei più begli itinerari escursionistici delle Dolomiti.

giovedì 7 agosto 2008

Una via ferrata sulla Croda Rossa d'Ampezzo?

Ha destato un certo stupore la proposta di un noto Accademico del CAI, di progettare l'installazione di una via ferrata sulla Croda Rossa d'Ampezzo, lungo la cresta incombente su Forcella Colfiedo, salita il 4.8.1913 da F. Terschak e H. Kees e ripetuta forse un'unica volta in quasi un secolo (400 m, III/IV secondo Berti, roccia molto friabile). La proposta si reggerebbe sul fatto che la Croda Rossa è una montagna che meriterebbe maggiore frequentazione; la cima potrebbe essere svelata anche al "ferratista"; attrezzandola, si "riqualificherebbe" la sconosciuta via Terschak; una ferrata consentirebbe ai salitori di altre vie un rientro più veloce a valle. A parte il problema della qualità della roccia lungo la cresta, ben visibile dal Passo Cimabanche; a parte la profanazione irrimediabile di una cima maestosa e severa, che dal 1870 seleziona i visitatori con itinerari di livello e di grande interesse alpinistico ed ambientale, nutriamo molte perplessità. Avrebbe senso una nuova via ferrata in un gruppo montuoso ancora vergine da tali iniziative e perdipiù nel cuore di un Parco Naturale? La ferrata richiederebbe circa tre ore e mezzo soltanto per l'avvicinamento, lungo un ghiaione privo di tracce e per più di 1000 metri complessivi di dislivello. Una volta eventualmente realizzata, chi si assumerebbe la manutenzione di tale ferrata? Ci auguriamo che l'idea rimanga confinata nella telefonata ricevuta dal CAI, e la Croda Rossa resti immune da un'iniziativa abnorme e assolutamente inopportuna, continuando a selezionare gli
alpinisti che ne toccano la cima con preparazione e rispetto.

mercoledì 6 agosto 2008

Severino Casara, poeta della montagna (1903-1978)

Nel vortice delle ricorrenze di questo periodo, sarebbe rientrato anche il trentennale della morte di Severino Casara, alpinista, scrittore e regista che tanto ha dato alla storia dolomitica. Casara scomparve a 75 anni, alla fine di luglio del 1978. Lo avevamo conosciuto alle Tre Cime di Lavaredo, la vigilia di Ferragosto di due anni prima, e ci incontrammo per l'ultima volta nella sua casa, nell'ottobre 1977. Di Casara conservo la memoria di una escursione in compagnia alle Cascate di Fanes, numerosi aneddoti delle sue esperienze alpinistiche, le copie di gran parte dei libri che scrisse ed una cartolina del Rifugio Staulanza, giuntami per il suo ultimo Natale. Con noi non parlò mai della discussa questione degli "Strapiombi Nord" del Montanaia, che gli rovinò la vita. Ci portò invece a visitare il piccolo camposanto di San Vito di Braies, dominato dalla Torre del Signore, sulla quale aveva tracciato una via nuova nel 1943. Proprio là annunciò che avrebbe voluto esservi sepolto, vicino ad un grande pioniere della montagna, Viktor Wolf von Glanvell. Il suo desiderio è stato esaudito, e così oggi per noi è facile fargli una visita e rivolgergli un grato pensiero.

lunedì 4 agosto 2008

125 anni della via Innerkofler sulla Croda Rossa d'Ampezzo

Chi ama le scalate invernali di cime d’alta quota, per vie a settentrione, con difficoltà non eccezionali ma – in stagioni normali – impiastrate di neve e ghiaccio come si conviene, qui da noi avrebbe diverse possibilità di assurgere alle cronache, ripetendo percorsi che sino a oggi (salvo smentite), attendono ancora di essere seguiti nella stagione fredda. Tra i più noti, lo spigolo Dibona sulla Grande di Lavaredo (500 m, IV), battutissimo d’estate ma posto proprio a nord-est, e in particolare la via Schlögel Ehrenkreuz-Innerkofler sulla Croda Rossa d’Ampezzo (550 m, III), aspettano ancora qualche volonteroso! Per quanto riguarda quest’ultima, credo che in 125 anni (tanto è passato, infatti, dalla prima salita, opera della guida di Sesto Michele Innerkofler con un nobile cliente) il lungo avvicinamento sulla morena di un antico ghiacciaio, il versante di salita con poco sole, l’andamento complicato della via per camini, canali e cenge, la discesa lunga e laboriosa nonostante alcune attrezzature, abbiano dissuaso molti dal mettervi mano. Agli inizi del XXI secolo, il versante nord della Croda Rossa è stato fatto oggetto di due invernali del Canalone Winkler, salito nel 1887 a destra della via Schlögel, per merito di guide alpine sudtirolesi e poi di alpinisti cadorini. Può darsi che l’interesse invernale per questa cima (dove c’è un’altra via dei pionieri che conta una presunta ripetizione estiva e nessuna con la neve) si vada risvegliando.