venerdì 14 dicembre 2007

E' tornato il Gran Bracun!

Intorno al 1930, su un abete a fianco della spalletta sinistra del Ponte Alto, lungo la carrareccia che risale la Val di Fanes, c’era un quadro. Alfred Mutschlechner, il proprietario del Rifugio Fanes che a Cortina ancora molti ricordano, aveva fatto fare un dipinto artigianale, ma vivace ed evocativo, per evocare un episodio della storia medievale d’Ampezzo. In bilico tra realtà e leggenda si dice, infatti, che ai primi del XV secolo l’alto ponte sul Rio Travenanzes - che il destriero del cavaliere Gabriele di Brack, il quale veniva spesso dalla Val Badia a trovare la sua fidanzata al Castello di Podestagno, superava con un ampio balzo – fosse stato manomesso dai Vinighesi invidiosi, nella certezza che il nobile sarebbe finalmente precipitato nella forra. Pochi anni fa, mentre il ponte veniva ristrutturato, un operaio abbatté l’albero su cui era appeso il quadro; questo sparì, e fu dimenticato. Nello scorso autunno, su interessamento della Commissione per il Notiziario delle Regole, è stata recuperata la fotografia del dipinto, scattata nel 1991 e pubblicata tre anni dopo da Lorenza Russo nel suo libro “Pallidi nomi di monti”. Una grande copia a colori dell’immagine è stata incorniciata e alla fine di novembre ha ripreso il posto del quadro sul ponte. La leggenda del cavaliere di Brack, raccontata anche nel Museo Ladin Ciastel de Tor in Val Badia, viene così riproposta alla memoria ed alla curiosità di chi passa per la Val di Fanes. Transitando ora sul Ponte Alto, sia d’estate sia nelle belle giornate d’inverno, oltre a sporgersi ad ammirare il profondo burrone, grazie all’iniziativa di Regolieri che non hanno mai dimenticato il vecchio manufatto, gli escursionisti rivedranno l’immagine del “Gran Bracùn”, che per sessant’anni abbellì la zona ricordando una bella leggenda ladina.

mercoledì 12 dicembre 2007

Montagna è fatica

Dall’inizio del nuovo secolo ho salito altre tre volte il Taé, cospicua elevazione della dorsale del Col Bechei, nel cantone più a sud della Croda Rossa d’Ampezzo. La sua figura tondeggiante sembra starsene quasi in bilico sulla sottostante Val di Fanes, e la parete meridionale si slancia impetuosa sopra le cascate del rio omonimo. Caratteristico per le stratificazioni, che si diramano a ventaglio da sinistra verso l’alto formando cenge e tetti strapiombanti, affrontati per la prima volta soltanto nel 1953, il Taé è una delle più belle cime del Parco Naturale d’Ampezzo. Raggiunto con intenti esplorativi da Domenigg, Geith e Thiel nel 1906 lungo il facile catino settentrionale, è più noto per le scalate estreme, che si raggruppano sugli strapiombi incombenti sulla Val di Fanes, che non per l’accesso comune. A questo, noto ai locali fin da tempi remoti, si accede da Antruiles attraverso le Ruoibes de Fora, salendo alla conca più sassosa che erbosa, chiusa tra la cima e l’antistante Col Bechei. Il luogo merita una pausa, rinfrancata da un rivolo d’acqua che ha qui le sorgenti e s’inabissa subito, per rispuntare a valle. Volgendo lo sguardo alla vetta, vi si può salire in due modi: o sul lato est della conca, superando una fascia di terreno friabile fino in cresta e poi per la dorsale, con un giro comodo ma non breve. Più veloce, ma meno agevole, è traversare la congerie di blocchi che si estende verso il Taburlo, superare una caratteristica trincea di roccia chiara, e raggiungere una rampa-diedro inclinata, al limite di una placconata liscia. Superata la rampa, si doppia un’anticima e per un canale franoso si esce sulla via normale poco sotto la cima. Questa soluzione non è di facile d’orientamento, mancando le indicazioni, ed è meglio servirsi di qualcuno pratico dell’itinerario, intuitivo ma non scontato. Nel ritorno, oltre alla via di salita, c’è una variante. Tornati sulla dorsale verde toccata in salita, si prosegue sulla cresta degli Spalti di Col Bechei, per prati cosparsi di rocce. Dopo un breve diedro in salita e una parete esposta, ma non difficile, in discesa, si tocca il ghiaione che scende dal Col Bechei e il sentiero che si dirige verso Antruiles. Il Taé, che conserva in vetta i resti di postazioni, apre la visuale sul Col Bechei, Lavinores, Fanes, Valon Bianco, Taburlo, Col Rosà, Tofane, Pomagagnon, per un arco di 360 gradi. Finora in vetta non abbiamo mai trovato alcuno, e ben poche persone abbiamo incontrato nella zona, solcata da un unico sentiero. Oltre le tracce che salgono sul più noto Col Bechei, spariscono le indicazioni: inizia qui la montagna a noi più gradita, non scevra da qualche insidia e che richiede impegno e fatica.

martedì 11 dicembre 2007

Qui comincia l'avventura ...

Sono solo uno dei tanti appassionati di montagna che popolano il mondo.
Questo blog, il cui titolo significa "le mie montagne" in ampezzano, è destinato a chi ama la Montagna: ed ogni appassionato ama sicuramente la sua!
Vado per crode da decenni, e dagli anni '80 mi piace scriverne; ho ideato questo spazio per condividere, con chi vorrà leggerle, considerazioni, notizie e pensieri sulla Montagna e l'alpinismo. Chi apprezzerà ciò che scrivo, contribuirà a dare un senso a quest'avventura.
Buona montagna a tutti.
Ernesto