sabato 9 febbraio 2008

Notizie sulla statua che sorge davanti al Rifugio Nuvolau

Nel 1975, Riccardo Dalla Favera di Alano di Piave volle installare presso il Rifugio Nuvolau una scultura di bronzo, opera dell’amico Natalino Sammartin di Montecchio Maggiore, con l’iscrizione “Per la 800^ salita al Nuvolau – “Non fatica ma gioia” 1975”, che donò in ricordo della sua ottocentesima ascensione alla panoramica vetta ampezzana. Dopo la posa della scultura, Dalla Favera salì sul Nuvolau ancora per molti anni, giungendo al primato, forse ineguagliato, di 1.129 presenze in vetta. Il munifico donatore era giunto per la prima volta lassù negli anni '30, quando prestava servizio militare volontario con i bersaglieri, ed era salito al Rifugio (riaperto nel 1930 dopo le devastazioni del primo conflitto mondiale) in bicicletta da Cortina per il Passo Giau, scendendo poi a Caprile. Prigioniero in India per sei anni, al rilascio, ridotto quasi cadavere, fu ospite per due mesi del medico condotto di Colle S. Lucia. Dal 1946 passò ogni anno le vacanze nel piccolo paese bellunese, scegliendo il Nuvolau come cima preferita. Laureato in agraria e veterinaria, appassionato ciclista, corse anche con Gino Bartali. A Colle soggiornò all’Albergo Posta fino al 1976, quando volle costruirsi una casa molto originale, ornata con numerose statue dell'artista Sammartin. Si stabilì definitivamente nel paese bellunese nel 2000, perché era suo desiderio terminare la vita in quel luogo, e lì morì nel giugno 2002. Ora riposa nel cimitero in cima al colle, e solo la chiesa gli toglie la vista del suo amato monte. In occasione dell’800^ salita al Nuvolau, festeggiò con i gestori e gli amici, e donò un contributo per la ristrutturazione del rifugio. Persona atletica, saliva sempre in calzoni corti, amava bere grappa con zucchero e pranzare sempre allo stesso tavolo: i clienti del rifugio lo riconoscevano spesso, per averlo visto scalare in bicicletta i passi dolomitici. I libri del rifugio riportano tutti i suoi passaggi, e a Colle molti lo ricordano ancora con simpatia ed ammirazione.

lunedì 4 febbraio 2008

Che cosa succede nella grotta sui Tonde de Cianderou?

A queste righe, potrebbero seguire varie risposte: oltre ad una interpretazione scientifica, che certamente è a portata di mano, anche spiegazioni più fantasiose, come quelle di coloro cui ho chiesto un parere sul fenomeno. Sulla quota 2273, la più elevata dei Tonde de Cianderou, cupola tondeggiante che spicca anche da Cortina centro, posta lungo le balze che da Tofana III digradano su Fiames e ricca di resti militari poiché durante la Grande Guerra lassù si combatté aspramente, c’è una bella cosa. Una grotta dal soffitto piuttosto alto, che fino a poco tempo fa (mi dicono però che l'estate scorsa la situazione era un po' mutata) era occupata da una profonda pozza d’acqua trasparente e calma, un autentico, cristallino laghetto a 2300 metri d’altezza. Sul soffitto della cavità, anni fa l’alpinista Renato Schiavon aveva collocato anche una statuina della Madonna, a protezione degli escursionisti. Scusando il gioco di parole, la pozza non dovrebbe essere stata un pozzo, e sembra che non abbia immissari, emissari o fattori che la intorbidiscono. D’inverno gela, creando uno specchio ghiacciato dalle tinte bellissime, e tanti non hanno capito come si possa trovare lassù, se ci sia sempre stata, sia un fenomeno naturale od opera dell’uomo. Oltretutto, il fondo di una cavità adattata a postazione, deposito di munizioni o ricovero, se non impermeabile, doveva essere almeno asciutto abbastanza da sistemarvi uomini e materiali, altrimenti sarebbe stato inutile. Oltre al valore paesaggistico e ambientale del luogo, dove molti calano comodamente dall’alto (da Ra Vales), ma che io ritengo più bello, per quanto più faticoso, guadagnarsi dal basso (dal Lago Ghedina), i Tonde de Cianderou riservano una domanda: quale sarà l’origine dell’affascinante, traslucido, silenzioso laghetto della “Grotta della Madonna”? Lascio a chi lo volesse, dipanare il piccolo interrogativo, prospettatomi per primo quest’inverno dall’amico Ennio, ed al quale finora io non saprei fornire una risposta.