domenica 13 dicembre 2009

Curiosità alpinistiche degli anni Ottanta

A partire dagli anni '80, il desiderio degli scalatori di lasciare un'impronta personale sulle crode diede il via all'apparente irriverenza, con la quale s'iniziarono a battezzare le vie con nomi e frasi che i conservatori avrebbero giudicato senza senso o di cattivo gusto (e spesso lo erano ...). Esse, invece, si legavano perlopiù alle emozioni e alle sensazioni provate durante l'apertura degli itinerari. Nella nostra zona, è interessante la genesi di “Dolci timori di Chiara”, il nome di una difficile via sui Lastoi del Formin, che allude alle paure di Chiara, studentessa ampezzana incontrata dai Ragni di Pieve di Cadore Mereu, Dall'Omo e Peverelli mentre risalivano il sentiero verso l'attacco della parete. I giovani fecero volentieri da scorta alla ragazza, che nella zona stava raccogliendo materiale per una tesina di geologia, attraverso il pascolo di Giau per proteggerla dalle mucche, che Chiara incontrava già da qualche giorno, non senza qualche timore. L'episodio avveniva il 2 luglio 1983.

Basta uccidere l'avventura!

Sottoscrivendo in pieno la protesta di Luca Visentini sul forum di Planetmountain, auspico che si cominci a ragionare seriamente, nelle sedi e con le persone competenti, per contenere la mania dilagante di verniciare le Alpi intere con l'intento di "agevolare" turisti, alpinisti, free climber, torrentisti, cascatisti, ciclisti, cacciatori, recuperanti e tutti coloro che frequentano le crode. Per quanto riguarda Cortina, nota palestra e cassa di risonanza di tutti gli esperimenti cultural-mondani possibili, è ora di prendere posizione anche qui. Dato che è impossibile piazzare "vigilantes" sulle montagne e sui sentieri, spero che si studi qualcosa che riesca a scoraggiare i dilaganti colonizzatori di vie normali e sentieri, che s'investono della missione di facilitare le montagne seminando dovunque bolli e frecce multicolori. A mio giudizio, dà meno fastidio vedere una croce su una vetta raggiunta con fatica, o trovare una scatola di plastica con un libro per le firme, piuttosto che salire una facile via normale come quella della Croda de r'Ancona, dove da due anni - dai Ciadis alla vetta - accompagna il salitore una teoria infinita e superflua di palline rosse. Spero di non rimanere l'unico, o uno dei pochi, a condannare questo fenomeno, che se non contenuto rovinerà irreparabilmente tantissimi begli angoli delle nostre montagne.