venerdì 22 gennaio 2010

Una storia di 134 anni fa: come Sandro da Meleres conquistò la Punta Nera

Un giorno d’estate del 1876, Alessandro Lacedelli detto Sandro da Melères, guida alpina e pioniere dolomitico che ha partecipato a numerose conquiste e ad altrettante parteciperà fino alla fine del secolo, sale da solo la Punta Nera, che domina i Tondi di Faloria e si vede fin dal centro di Cortina. Accanito cacciatore, Sandro è partito a piedi dal paese, ha rimontato le pendici del Mondeciasadió (odierno Monte Faloria) e scavalcato le Crepedeles (odierni Tondi di Faloria). Da Forcella Faloria scorge col binocolo un branco di camosci che corre lungo l'enorme vallone ghiaioso che scende dalla Punta Nera in Val Orita, e decide di seguirli. Alessandro aveva sicuramente lo schioppo con sè, e un pezzo di carne gli avrebbe fatto comodo. A casa lo aspettavano moglie e figli, e un bel capo poteva senz'altro arricchire la dieta familiare, basata sui prodotti dei campi, dei pascoli e del bosco. Risalì le ghiaie fin quasi alla Sella, terreno fino allora alpinisticamente vergine. Appostatosi dietro un masso, mirò ad un maschio che fuggiva e, scorgendo sangue sulle rocce, affrontò la cresta della Punta Nera. Per essa, su roccia friabile, giunse in breve sulla cima, da cui poté godere per primo di un incomparabile panorama sulla sua Cortina. Fu la prima salita documentata della Punta Nera, montagna che domina i Tondi di Faloria e fino al 1939, con la costruzione della Funivia “Principe di Piemonte” richiedeva oltre cinque ore di salita. Oggi da Faloria ne bastano un paio.

Qualche considerazione sulla toponomastica ampezzana, in ampezzano. E' una sfida ai lettori!

L é beleche alcuante anes che ei scomenzà a lourà par curà su i gnomes dei luoghe de ra val de Anpezo che i vien fora dal turismo e dal ‘sì in croda. L é duto gnomes che i no n é stade inventade ‘sà anes anorum, e i é stade betude a crodes, forzeles, refuje e outre site da canche ra Dolomites es é stades conosciudes dai forestiere. Fin ancuoi in ei sturtà su pi de zento e vinte, a scomenzà da chi alcuante betude da Paul Grohmann, el “primo salitor delle montanie d’Ampezzo” cemodo che el l aea bateà ra so prima guida Anjelo Dimai Deo, fin al dì de ancuoi. Alcuante de ste gnomes i é leade a ra tèra, alcuante outre a ra ‘sente che inze i anes r à abù algo a che far coi site o co ra storia de ra nostra val; de outre ancora, ancuoi come ancuoi, no n é fazile vienì a saé parceche i à un gnon pitosc che un outro. Calche gnon de luó el no n ea conosciù in Anpezo ignante ra Guera (par esenpio: Becco Muraglia, Castelletto, Col Pistone, Testaccio, dute dade dai melitare); alcuante outre i é stade inventade inze i ultime anes (par esenpio, Guglia Raffaele l é el gnon de un spizon de ra Croda da Lago, betù del 1996); alcuante outre ancora, soralduto su ra pistes e sui inpiante da schie, l é gnomes anpezane “talianisade” par i fei capì meo ai forestiere (Cima Prati, Rio Gere, Vitelli); epò in é de chi che i s à pardù inze ra storia (par esenpio: Croda di Pezzo, Libro Aperto, Wienertürme) Dute ste gnomes insieme i fesc na bela fila, e i no n é stade gnanche studiade dute da ci che s à inderetà de toponomastica anpezana inze chiste ultime anes (me sovien ignante duto Carlo Battisti, e pò Illuminato de Zanna, Camillo Berti, Fiorenzo Filippi, e dinultima Lorenza Russo). Co l é ra fin, ei vedù che laoro da fei in sarae ancora tropo, e credo che a vardà drio meo soutarà sempre fora algo de noo e de intressante par chi poche che i s indura a proà a capì i gnomes dei luoghe anpezane.

Briciole (importanti) di storia di Cortina: i primi rifugi alpini

Mi è stata chiesta una breve nota, ad uso turistico, in merito ai rifugi alpini costruiti sul territorio di Cortina fino all'inizio del XX secolo. Senza approfondire in questa sede la ricerca storica, in parte già portata avanti da alcune pubblicazioni, la storia dei primi rifugi ampezzani si può così riassumere:
1) Ospizio Falzarego, situato lungo la strada per il Passo omonimo. Costruito nel 1868 dal Comune di Cortina come punto d’appoggio per viandanti, venne distrutto nel 1915 e non fu più ricostruito;
2) Sachsendankhütte (Rifugio del ringraziamento del Sassone), in vetta al monte Nuvolau. Inaugurato l’11 agosto 1883, di proprietà della Sezione Ampezzo del Club Alpino Tedesco-Austriaco; venne pesantemente danneggiato nel 1915, fu ricostruito nel 1930 e affidato alla Sezione CAI Cortina, che lo gestisce tuttora;
3) Tofanahütte (Rifugio Tofana) in Forcella Fontananegra, Tofane. Inaugurato il 16 agosto 1886, di proprietà della Sezione Ampezzo del Club Alpino Tedesco-Austriaco. Il 5 settembre 1921 fu inaugurato nei pressi il Rifugio Generale Antonio Cantore, ricavato da una caserma italiana e affidato alla Sezione CAI Cortina. Negli anni Settanta del '900, il Cantore fu abbandonato e sostituito dal Rifugio Camillo Giussani, anch'esso affidato al CAI Cortina, che lo gestisce tuttora. Nel 1994 il Rifugio Tofana è stato attrezzato come bivacco invernale;
4) Pfalzgauhütte (Rifugio Pfalzgau) al Lago del Sorapis. Inaugurato nel 1891, di proprietà della Sektion Pfalzgau del Club Alpino Tedesco-Austriaco. Venne distrutto da una valanga e ricostruito, nel 1924 passò come preda di guerra alla Sezione CAI Venezia e fu ribattezzato Rifugio Cesare Luigi Luzzatti. Distrutto nel 1959 da un incendio, fu ricostruito e inaugurato nel 1966 come Rifugio Alfonso Vandelli, sempre affidato alla Sezione CAI Venezia;
5) Barbariahütte (Riugio Barbaria) al Lago di Federa. Costruito nel 1901 dalla guida alpina Giovanni Barbaria (1850-1939), venduto nel 1905 alla Sektion Reichenberg del Club Alpino Tedesco-Austriaco. Nel 1919 passò come Rifugio Croda da Lago alla Sezione CAI Cortina, che lo gestisce tuttora. Dal 1947 fu intitolato alla memoria di Gianni Palmieri, ed è stato ribattezzato Rifugio Croda da Lago – Gianni Palmieri;
6) Rifugio (già Albergo) Cinque Torri alle Torri d’Averau. Costruito nel 1904 da privati (Colli e i fratelli Manaigo), parzialmente danneggiato durante la Grande Guerra. Gestito da varie ditte fino al 1937, quando fu rilevato dalla famiglia Alberti Lelo, che lo gestisce tuttora;
7) Egerhütte (Riugio Eger) alla Croda del Beco. Inaugurato nel 1907, di proprietà della Sektion Eger del Club Alpino Tedesco-Austriaco. Parzialmente danneggiato durante la Grande Guerra, fu riaperto nel 1926 come Rifugio Biella e affidato alla Sezione CAI Biella. Nel 1947 passò alla Sezione CAI Treviso, che lo gestisce tuttora;
8) (Viktor Wolf) Von Glanvellhütte in Val Travenanzes. Costruito nel 1907 dalla Sektion Dresden del Club Alpino Tedesco-Austriaco e dedicato alla memoria di un pioniere dell'alpinismo dolomitico, fu distrutto l’1 agosto 1915 e non venne più ricostruito.

martedì 19 gennaio 2010

Dalla “Guida della Valle di Ampezzo e de' suoi dintorni”, una passeggiata ai Tondi di Faloria

La “Guida della Valle di Ampezzo e de' suoi dintorni”, miniera di informazioni storiche e culturali su Cortina uscita a Vienna nel 1905, fra le escursioni ne descrive una, la numero 17, che tocca una zona oggi destinata a vocazione eminentemente sciistica, i Tondi di Faloria: “Cortina-Alverà-Pian della Bigontina-Faloria-Tondi di Faloria-Hotel Faloria-Cortina 5½ ore di cammino”. Riporto il testo, probabilmente fra i primi a reclamizzare il luogo che, come detto, era già noto ai turisti. “Faloria è dopo Belvedere la montagna più comoda da salire e con essa rivaleggia pure per i magnifici punti di vista che offre, Si eleva a mezzodì del passo delle Tre Croci ed è costituita dall'erboso Mon de ciasa dió (Monte di casa dio) e dal Crepedel. Vi si ascende per la strada di Alverà. Poco prima delle Tre Croci si stacca a destra un sentiero indicato da una tabella, il quale porta al pian della Bigontina, poi alla cima, attraversando verso sud boschi e pascoli. La vista che vi si gode abbraccia tutta la regione ampezzana, la Rocchetta, il Pelmo, la Civetta con parte della Marmolata; a nord ovest le cime di Enneberg e a nord est i monti di Sesto, l'Elfer e lo Zwölfer. Un panorama ancor migliore lo si ha ascendendo ai così detti Tondi di Faloria: il tratto che bisogna fare è breve e la piccola fatica ne è certo ben ricompensata. Per discender presto nella valle si possono prendere due sentieri a zig zag: uno sul pendio del monte che prospetta Cortina mette all'Hotel Faloria; l'altro, sul versante meridionale, per la val di Faloria, nella direzione del villaggio di Acquabona, si congiunge colla strada di Mondeserto che conduce a Coianna, da qui collo stradone si prosegue per Cortina. Chi vuol esercitare i suoi garretti può dare la scalata al Crepedel partendo dall'Hotel Faloria e seguendo i suddescritti sentieri.” Con qualche aggiustamento, i suggerimenti del 1905 possono essere utilizzati ancora oggi. La questione mi ha colpito poiché pensavo che quello dei "Tondi di Faloria" fosse un oronimo moderno, creato magari sul calco di quello che connota i vicini "Tondi di Sorapis", mentre invece il nome pare sia stato conosciuto già oltre un secolo fa.