venerdì 8 maggio 2009

Nel 2007 ho scoperto sulle montagne d'Ampezzo una "nuova" cima ... molto materna!

Soggiornando al Rifugio Biella alla Croda del Béco in occasione dei festeggiamenti per il centenario della costruzione, il 22 luglio 2007 mi è capitato di salire con Iside e Paola una nuova cima. Una cima la cui vista risalta spesso nelle immagini del rifugio scattate in epoca austroungarica, che non ha un nome, ma ha un pregio: il vasto panorama che offre, nel quale spiccano anche la valle e i nuclei abitati più a nord d’Ampezzo. Anche per questo gli escursionisti, soprattutto tedeschi, che da quelle parti sono sempre numerosi e giungono perlopiù dal Lago di Braies, mentre sostano al Biella in attesa di riprendere le forze e la marcia, salgono volentieri la “Tetta”. Questo è il singolare e materno oronimo, che qualche burlone ha dato alla piramide sassosa ed erbosa (senza quota né nome, sulle carte che ho consultato), emergente dal vasto acrocoro dell’Alpe di Fosses proprio in faccia al rifugio, dal quale si sale in meno di mezz’ora e senza alcuna difficoltà. In vetta emerge soltanto un ometto di sassi, nessun altro orpello umano: c’è silenzio ed una bella visuale sulle montagne della Croda Rossa e su altre più lontane. La “Tetta” fu sicuramente salita in epoca prealpinistica, magari dai cacciatori che scrutavano l’orizzonte alla ricerca degli ungulati, un tempo numerosi su quelle lande ed oggi quasi spariti. Senza importanza alpinistica alcuna ma utile per un’oretta in relax, la cima è una delle ultime che posso iscrivere nel mio taccuino, ed è stata una salita gradevole.

giovedì 7 maggio 2009

I sentieri: un bene di tutti, che tutti dovrebbero concorrere a conservare. Adotta anche tu un sentiero!

Sempre più escursionisti, locali e non, concordano sul fatto che le centinaia di chilometri di sentieri tracciati attraverso le montagne d'Ampezzo sono tabellate, segnate e mantenute in efficienza con una tenacia ed un'attenzione ammirevoli, non sempre riscontrabili in altre zone dell'arco alpino. Questa constatazione è causa d'orgoglio per la Sezione di Cortina, che fin dalla fondazione annovera fra i propri scopi istituzionali la cura dei sentieri di montagna (le vie ferrate rimangono escluse, perché la loro manutenzione ricade fra i compiti delle guide alpine).
Non bisogna dimenticare peraltro che, per mantenere i sentieri di montagna, occorrono tempo, denaro, impegno e disponibilità di volontari, e - considerata la delicatezza e la fragilità dell'ambiente montano - il controllo costante della vasta rete di percorsi di competenza del CAI, non è una cosa facile. Per questo, qualche anno fa, la Sezione ha promosso l'iniziativa "Adottiamo un sentiero". Ci si è posti l'obiettivo di trovare, per ciascun sentiero della conca ampezzana, uno o più volontari disponibili a percorrerlo una o due volte l'anno, preferibilmente all'inizio e al termine della stagione estiva.
I volontari controllano lo stato del terreno, delle tabelle, dei segnavia e di tutte le infrastrutture che li caratterizzano, compiono eventuali piccoli interventi di manutenzione e segnalano alla Sezione interventi di maggiore rilievo che richiedono uomini e mezzi, in modo da poterli eseguire in seguito con l'aiuto dei volontari.
L'iniziativa, partita nel 2001, ha raccolto da subito il consenso di numerosi soci e familiari, ai quali la Sezione ha affidato oltre sessanta sentieri o segmenti di sentieri, numerati dal CAI e anche non numerati ma noti ad escursionisti e alpinisti, cercando di contemperare le esigenze, le capacità e la disponibilità d’ogni volontario.
Far parte della lista degli "adottanti" è semplice: basta prendere contatto con i consiglieri della Sezione o scrivere a
segreteria@caicortina.org. Per riconfermare o proporre la propria disponibilità, gli interessati possono compilare e rispedire il modulo scaricabile dal sito del CAI Cortina, www.caicortina.org. Adotta anche tu un sentiero!

martedì 5 maggio 2009

Un sistema satellitare su una guglia dolomitica famosa. Perché non cada.

Dall'estate 2006, un sofisticato sistema satellitare, agganciato qualche metro sotto l'angusta cima della Torre Inglese nel gruppo delle Torri d'Averau, controlla il pinnacolo per anticiparne possibili incrinature e crolli, e magari salvarlo dalla malinconica fine della “sorellina” Trephor, che si schiantò d'improvviso al suolo nella primavera 2004. Quinta delle guglie visibili da Cortina e caratteristica per la sua forma a corno, la Torre Inglese è alta 53 m, e ha una storia breve, ma singolare. Fu salita per la prima volta da SE dal britannico G.W. Wyatt con le guide di Cortina Angelo Maioni Bociastorta e Sigismondo Menardi de Jacobe. Correva l’estate del 1901, e - dopo la Grande - l’Inglese fu la seconda torre d’Averau ad essere salita. Nel 1924 Severino Casara apportò una breve variante alla via originaria, salendo la paretina dove oggi di solito si scende. Il 28.6.1936 Gino Soldà, di passaggio a Cortina, superò da solo il breve ma difficile spigolo E. Durante la guerra, il 23.9.1941, M. Borgarello e R. De Toni scalarono la gialla parete O (già discesa a corda doppia trent'anni prima). Ultimo a cadere fu lo spigolo S, salito da Fenti e Pellegrinon nel 1960. La via però non pare accreditata, poiché si hanno reperti fotografici della salita ben anteriori al 1960. Oggi l’Inglese è una delle torri più visitate della zona, sia per la brevità ed eleganza della salita (III grado), sia per l'ottima roccia. Ne raggiunsi la vetta per la prima volta nell'estate 1975, guidato dallo Scoiattolo Luciano Da Pozzo. Il 4.4.1976, sull'Inglese compii da capocordata la prima di una serie di salite, un paio delle quali anche in solitaria.