sabato 12 settembre 2009

Ottavo grado sul Becco di Mezzodì

Apprendiamo con piacere che lo scorso 29 luglio Carlo Alverà "Pazifico" (Gruppo Scoiattoli di Cortina) e Federico Svaluto hanno aperto una via nuova sulla parete NW del Becco di Mezzodì, di fronte al Rifugio Croda da Lago - Gianni Palmieri, gestito da Modesto e Monica Alverà, genitori di Carlo. La via, dedicata alla guida alpina Nicola Molin, zio di Carlo recentemente scomparso, ha uno sviluppo di 285 m. e supera il grande e caratteristico tetto che contraddistingue la parete NW. La roccia, secondo i primi salitori, è quasi sempre ottima e l'itinerario - aperto con chiodatura mista a spit e tradizionale, in sette lunghezze ed una più facile - presenta difficoltà massime di VIII-/A1 (VII+ obbligatorio). La quarta lunghezza, che supera il grande tetto, è ancora da liberare completamente. Chi scrive aveva avuto il "sospetto" che sul Becco qualcosa si stesse muovendo lo scorso 16 luglio, quando - trovandoci al Rifugio Croda da Lago per un servizio televisivo, aveva visto con il binocolo Carlo in parete. Quindi, bravi ai due giovani che hanno "riscoperto" la ormai poco frequentata "Zieta", dopo 13 anni dall'ultima via nuova!

venerdì 11 settembre 2009

ATTENZIONE. Sulla Cima Cadin di Rinbianco, una frana ha modificato il canale della via di salita!

Da informazioni di prima mano (Giancarlo Pagogna - Tai di Cadore) ho appreso quanto segue. Il canale detritico che sale alla forcella senza nome tra Cima Cadin delle Bisse e Cima Cadin di Rinbianco per l'accesso a quest'ultima, a circa 3/4 dell'ascesa è ostruito sulla destra orografica da una recente frana di enormi massi, che impedisce la prosecuzione. Occorre pertanto spostarsi sulla sinistra orografica, superando un breve tratto roccioso (valutabile intorno al I+/II grado), che richiede un po' di attenzione, specialmente se umido o bagnato. Segnalo di buon grado la novità a chi intendesse salire la solitaria Cima Cadin di Rinbianco, una delle poche vette dei Cadini di Misurina raggiungibile con difficoltà poco più che escursionistiche. La ricordo con soddisfazione anche perché, guarda caso, la mia seconda salita lassù ebbe luogo proprio l'11 settembre di qualche anno fa.

giovedì 10 settembre 2009

Non era un alpinista, ma un uomo di montagna. Un ricordo dell'amico Tino Girardi.

Il 1° aprile 1929 nasceva a Pecol d'Ampezzo Agostino Girardi de Jesuè, un uomo che ha fatto e lasciato molto alla cultura locale. Dal 1965, quando uscì il primo numero di “Due Soldi”, mensile della Cassa Rurale che diresse per quasi 8 anni e nel quale, grazie a vari collaboratori, confluirono cronache, curiosità, documenti, fatti e personaggi d’Ampezzo che rischiavano di essere facilmente dimenticati, fino a poco prima della scomparsa, avvenuta il 9 settembre 2000, Tino studiò la cultura, la lingua, la storia paesana con ingegno, passione e versatilità. Alla sua maniera, certamente disordinata e non sempre affidabile, conobbe e studiò Cortina con lucidità e profondità. Ne sono testimoni, oltre ad articoli e collaborazioni disperse in ogni dove, gli otto fascicoli di "Cemódo che se diš par anpezan" (1989-1994), nei quali raccolse e commentò centinaia di frasi idiomatiche, locuzioni, modi di dire ampezzani vecchi e nuovi, facendo uso di grande cultura e vivace memoria e condendo tutto con ironia ed un bello stile affinato negli anni. Oltre che parente, ebbi modo di essergli amico e collaboratore in qualche avventura editoriale, e lo seguii fino alla fine. Ricordo con piacere e nostalgia le chiacchierate con Tino, le sue conoscenze sugli argomenti più diversi; i consigli che dispensava; le critiche al mondo paesano, osservato con distacco e forse con delusione; l’entusiasmo per la ricerca, che ne avrebbe sicuramente fatto un intellettuale di rilievo, non solo per Cortina. Da lui, fra l’altro, ricevetti l’impulso a studiare i soprannomi di famiglia e a non strafare nell’uso e nella divulgazione dell’ampezzano scritto, che Tino riteneva una forzatura, data la secolare oralità del ladino. Non ho seguito tutti i suoi consigli, ma di tutti ho fatto tesoro. Oggi, a nove anni dalla sua morte, mi piacerebbe poter rivalutare quegli otto fascicoli scritti da Girardi con lentezza e meticolosità, rigorosamente a mano con la stilografica, e che l'autore volle pubblicare in anastatica, sotto forma di modesti quaderni dalla copertina color sabbia. Modesti forse ma ricchi, per l’inesauribile miniera di notizie che contengono e il quadro dell’ampezzanità d’un tempo che compongono con garbo e intelligenza. Prima che la memoria di Tino vada a disperdersi nel vorticoso meccanismo della nostra vita, lancio un’idea: gli si renda in qualche modo il dovuto merito di ricercatore. Penso che Tino possa sicuramente fare compagnia a Bruno Apollonio, Angelo Majoni, Illuminato de Zanna, Rodolfo Girardi, Rinaldo Zardini e a tutti coloro che hanno dato dignità alla cultura e alla parlata d’Ampezzo, studiandoli e valorizzandoli. Per non dimenticare.

lunedì 7 settembre 2009

Mangiare in montagna: a proposito delle delizie culinarie pusteresi

D'estate, generalmente non amiamo molto andar per rifugi, e rispetto all’inverno è meno frequente che, nelle nostre escursioni, facciamo tappa espressamente per pranzare in qualche rifugio. Con la neve e i rigori invernali (che ormai non sono troppo lontani ...), come ogni frequentatore delle montagne ci piace finalizzare le camminate alla sosta in malghe o rifugi, per mandar giù qualche cosa di caldo e mettere un piatto gustoso davanti agli occhi e sotto i denti. Dopo anni di frequentazione delle strutture ricettive alpestri nei circondari ampezzano e pusterese, con incursioni anche in Anterselva, Badia, Austria, Cadore, Comelico, non è nostra intenzione stilare una graduatoria in base all’accoglienza, alla simpatia, alla cucina, alle tariffe; sarebbe antipatico e in questa sede poco corretto politicamente. Intendo soltanto comunicare che il metro di paragone che utilizziamo nelle nostre trasferte, d'inverno perlopiù pusteresi perché di qua dal valico del Passo Cimabanche quella purtroppo è una pietanza introvabile, è lo “smorm” ampezzano, ovverossia il “Kaiserschmarren”, la frittata dolce e spezzettata, servita con marmellata di mirtilli rossi o anche frutta sciroppata, che è un’autentica delizia senza essere eccessivamente pesante né calorica. E’ un piatto che, insieme alla minestra d’orzo o ai canederli, ci stuzzica spesso, quando raggiungiamo una malga o un rifugio in provincia di Bolzano. In conformità a quello, generalmente misuriamo il nostro ricordo e la nostra predilezione per quel luogo. La classifica ha un valore puramente interno, ma siccome la memoria ci soccorre abbastanza bene, sono ormai diversi i luoghi nei quali ci rifacciamo volentieri vivi per vari fattori, non ultimo quello gastronomico; perché siamo certi che lì, se non cambia il cuoco, dovremmo sempre trovare uno “smorm” caldo, abbondante, saporito e dolcificato da un’ottima marmellata. Che volete, il camminare d’inverno è godibile anche, spesso soprattutto, per questo!