sabato 3 gennaio 2009

100 candeline 100 per lo "Spigolo della FIames"

Iniziamo l'anno nuovo ricordando un anniversario, che cadrà nel cuore della prossima estate ma - considerato che forse ne saremo gli unici laudatori - ci pare valga la pena menzionare fin d'ora. Lo spigolo S.E. della Punta Fiames, noto come "Spigolo Jori", una delle vie più amate e frequentate delle Dolomiti, compie infatti cento anni. Salito il 19 agosto 1909 dalla guida di Canazei Francesco Jori (1889-1960) con la cliente boema Käthe Bröske, costituì per anni uno degli itinerari più duri delle Dolomiti, presentando molti tratti di V grado, superati dai primi salitori con un unico grosso chiodo, ancora presente. Se la conquista dello spigolo non appartenne agli ampezzani, fra il 1922 e il 1927 essi se ne aggiudicarono la II, la III e la IV salita. I primi a risalire l’inconfondibile prua di nave, visibile fin dal Cadore, furono le guide Angelo Dibona (1879-1956) e Enrico Gaspari (1893-1948) con Giulio Apollonio e Agostino Cancider, nell'estate 1922. Il 29 settembre 1926 Dibona rifece ancora la via, con Luigi Apollonio (1899-1978) e il cliente Edward de Trafford. Il 15 maggio 1927, la quarta ascensione dello “Jori” spettò invece a Marianna Dimai, figlia della guida Antonio, col fratello Giuseppe (1903-46) e Celso Degasper (1903-84), le più giovani guide alpine attive al tempo a Cortina. Della salita è interessante il commento lasciato da Marianna sul libro di vetta della Fiames: “Superata la dificile salita dello spigolo colle guide Celso De Gasper e Dimai Giuseppe, fatta da loro la prima volta, discendiamo per la variante. Sebbene non fosse questa la mia prima salita, essa fu di grande mia soddisfazione.” Negli anni '30, la via fu salita anche dal maturo Re Alberto dei Belgi con la guida Angelo Dimai (1900-86). L'8 marzo 1981, il sottoscritto aveva già superato un tratto dello spigolo, quando - per un repentino ripensamento - le nostre cordate cambiarono rotta. Ci rifugiammo così sulla nota, meno faticosa parete sud e salimmo in vetta. La perdita di tempo, però, ci costò il rientro con il buio pesto e la partenza affrettata e quasi clandestina per l’Università con l’ultimo treno della notte.