sabato 17 aprile 2010

L'"anello di Crepa", una proposta per un'oretta in mezzo alla natura

Prendete l’autobus urbano, l’automobile oppure salite a piedi, oltrepassando le ultime case di Col, fino al masso, già palestra di roccia, che incombe sulla Strada 48 delle Dolomites, subito prima della galleria di Crepa, nei pressi del belvedere su Cortina dove in primavera e in estate si fermano tutti i motociclisti in transito ad ammirare Cortina. Di fronte a voi un sentiero, risistemato e segnalato qualche anno fa, s’interna fra i roccioni che strapiombano sulla strada. La traccia sale subito ripida nel misterioso e ombroso bosco di latifoglie intercalato da salti rocciosi (anni fa vi era stato steso un tratto di fune di ferro per sicurezza), rasenta una protezione di legno dalla quale si gode un bel panorama e porta in piano all’Ossario, importante monumento che spesso neppure la nostra gente conosce e visita. Dopo una breve sosta, proprio sul retro dell’Ossario imboccate il sentiero 451, che traversa la rocca di Crepa e scende fra gli alberi, con qualche altra facilitazione in legno, dato l’ambiente scosceso, fino a giungere in vista della strada fra Lacedel e Pocol. Passato un tratto sotto roccia, prima di congiungervi con la strada, deviate a destra e per una traccia poco marcata tra gli alberi rientrate al punto di partenza. In un’oretta avrete compiuto un anello escursionistico diverso e molto interessante. Caratteristiche di questo percorso sono: fino a qualche anno fa, fra quei roccioni, dimorava la colonia di camosci più “meridionale” d’Ampezzo; sui sentieri non c'è praticamente mai nessuno; specialmente nel tratto in salita (che ovviamente si può percorrere anche al contrario), l’atmosfera è ottocentesca, direi quasi un po’ gotica. La zona mi piace e ci vado spesso, perché siamo appena sopra le case e pare di essere già molto in alto, e fra quelle rocce aleggiano ancora gli spiriti di Maria de Zanin, del soldato romano che la insidiava, delle anguane dei boschi di Federa e di tanti altri personaggi leggendari.

venerdì 16 aprile 2010

Aggiornamento della Guida delle Dolomiti Orientali di Antonio Berti - V

Dalla Rivista del CAI si apprende che il 25/5/1952 gli Scoiattoli Beniamino Franceschi, Albino Michielli e Bruno Alberti eseguirono in quindici ore senza bivacco la seconda ripetizione della temuta Direttissima della Croda del Pomagagnon, tracciata da Luigi Ghedina, Armando Apollonio e Luigi Menardi 13 e 14/8/1944. Il 1953, invece, è l’anno delle salite invernali nel gruppo del Pomagagnon. Esso inizia il 18 gennaio, quando Ezio Costantini, medico di Borca di Cadore, sale con gli amici veneziani G. Creazza, A. Zambelli, V. Penzo, U. Pensa ed E. Gorup Benanez la cresta sud-est del Campanile Dimai (Federico Terschak e A. Mayer, 25/9/1910). La settimana seguente, Penzo, Gorup Benanez e Massimo Polato salgono sulla Croda Longes dal versante sud-ovest (Pietro Antonio Constantini e Sidney Jones, 27/8/1890). L’8 febbraio, Bruno Alberti Rodela supera con amici non identificati la “Diretta Dibona” sulla Testa del Bartoldo, opera delle guide Ignazio e Fausto Dibona con Hermione Blandy, 21/9/1937. Un mese dopo, la salita viene ripetuta anche da Beniamino Franceschi ed amici. Lo stesso giorno, Costantini, U. Pensa, Penzo e Gorup Benanez salgono in prima invernale la parete sud della Punta Erbing, scalata da Luigi Menardi e Antonio Zanettin il 12/8/1942. Il 1° novembre Penzo, G. Varagnolo e Gorup Benanez giungono in condizioni invernali sulla Croda dei Zestelis per una via non precisata, forse quella tracciata dalle guide Zaccaria Pompanin e Angelo Zangiacomi con Robert Grauer nel 1903. Un'ascensione invernale della nota Via Myriam sulla Torre Grande d’Averau (primi salitori le guide Angelo e Giuseppe Dimai con Arturo Gaspari, 29/6/1927) si registra il 3/1/1954, per opera dei monzesi M. Bianchi e F. Faccin, che nello stesso giorno si aggiudicano anche la prima invernale della Direttissima degli Scoiattoli (opera di Silvio Alverà e Giuseppe Ghedina, 25 e 26/9/1942). Nello stesso mese, la Myriam viene ripetuta anche da Andrea Oggioni con altri amici.

mercoledì 14 aprile 2010

Aggiornamento della Guida delle Dolomiti Orientali di Antonio Berti - IV

Le notizie che seguono sono tratte dai diari di Giuseppe Degregorio (1889-1978), venuto a Cortina da Predazzo nelprimo dopoguerra, Accademico del CAI, scrittore e autore di molte ascensioni nelle Dolomiti, fra le quali dieci prime. Il 13/1/1925, per il suo trentaseiesimo compleanno, Degregorio si cimentò nella probabile prima salita invernale solitaria del Becco di Mezzodì per la via normale. Il 29/4/1934 salì per primo con gli sci, con Silvio Manassero e Federico Terschak, il Picco di Vallandro lungo il mansueto fianco S. Il 23/5/1934 compì, con Clori Apollonio, la guida Enrico Lacedelli Melero, Silvio Manassero e Federico Terschak, la prima ascensione in sci della Cresta Bianca del Cristallo, sicuramente già battuta d’inverno durante la Grande Guerra.
Per introdurre un altro gruppo d’aggiornamenti, tratto da quotidiani degli anni ‘50 rinvenuti in un archivio privato, osservo che, a quei tempi, la prima salita o la ripetizione di una via d’impegno faceva notizia, ed era comunicata da quotidiani e periodici, facilitando così le odierne ricerche.
Il 16/7/1951, Ettore Costantini e Bruno Alberti Rodela compirono in meno di tre ore la prima ripetizione della via di Giuseppe Dimai e Celso Degasper sulla parete S della Punta Giovannina (5/10/1933), oggi resa impraticabile da una frana. Il 16/3/1952, Luigi Ghedina, Ambrogio Cazzetta e Cicci Turati salirono in prima invernale la "Diretta di Boni" sulla S della Costa del Bartoldo (Alverà e Menardi, 20/8/1944). Il 19/3/1956, Guido Lorenzi superò con un cliente in prima invernale la Diretta sulla parete SE della Torre Piccola di Falzarego (6/6/1954, Ghedina, Michielli e Zardini). Ancora nel 1956, c’è notizia di una prima salita sulla parete S del Col dei Bos, aperta da Albino e Silvio Alverà con P. Viale, che forse ricalca un percorso precedente. Il 16/5/1957 infine, Albino Michielli, Claudio Zardini, Beniamino Franceschi e il “Rosso Volante” Eugenio Monti ripeterono per primi la Via “Savina” sulla parete SE del Col Rosà (10/7/1955, Lacedelli, Michielli e Zardini).