venerdì 24 settembre 2010

Un nuova targa per Cimetta e Caldara sul Campanile Dimai

Ho salito alcune volte la "via normale" del Campanile Dimai, primo risalto turriforme che si erge a sinistra della Forcella Pomagagnon guardando  da Cortina. Denominato in passato "Teston del Pomagagnon", oltre cent'anni fa il torrione fu dedicato alla guida Antonio Dimai, che il 22/8/1905 - con Agostino Verzi e le ungheresi Ilona e Rolanda von Eötvös – aprì sulla parete S una delle sue vie più dure. Sul terrazzino sommitale del Campanile, ottimo belvedere su Cortina, nel secondo dopoguerra alcuni alpinisti fissarono una semplice targa di lamiera. La targa ricordava due sfortunati scalatori, il “Ragno” di Pieve Gemolo Cimetta e l’ampezzano Giovanni Caldara; poco più che ventenni i due precipitarono il 2/8/1947 dal Campanile, forse proprio dalla Via Dimai-Verzi, e furono recuperati dagli Scoiattoli di Cortina. Tempo fa segnalai le misere condizioni della targa ai “Ragni” di Pieve, che promisero il loro interessamento in omaggio alla storia del gruppo. Proprio oggi sono lieto di avere saputo dal segretario del gruppo, Ernesto Querincig, che la targa, scoloritasi al punto da essere leggibile solo da chi sapeva qualcosa dell'incidente, è stata prelevata dai Ragni col consenso delle famiglie. Nella primavera 2011, dopo oltre un sessantennio, sarà sostituita con un'altra targa a ricordo dei giovani, che si auspica di "inaugurare" nel modo più consono, a futura memoria. Sul Campanile Dimai non c’è nulla; non infissi né croci né libri di vetta disturbano le rarissime persone che giungono da S lungo la parete, o da N lungo i detriti e le rocce che collegano Forcella Pomagagnon alla vetta. Il Campanile racchiude dunque un piccolo Eden, se paragonato alla vicina, modaiola Punta Fiames, molto frequentata dalla primavera all’autunno soprattutto da chi percorre la pur sempre bella e divertente ferrata dedicata a Albino Michielli Strobel.

giovedì 23 settembre 2010

40 anni per un bel diedro

"Un grande diedro di roccia solida, ricco di clessidre, che consente una bella arrampicata di quarto grado. Nel primo tiro c’è un solo passaggio più difficile (5°), ma questa lunghezza si può evitare attaccando 20 m più a sinistra e salendo per rocce gradinate. Non effettuare la salita dopo piogge recenti." E' solo una delle numerose relazioni, tratta dal web, del diedro NE della Cima Cason de Formin (2376 m), nel gruppo della Croda da Lago. Penso che ildiedro sia una delle migliori salite di stampo classico delle Dolomiti Ampezzane, e la voglio ricordare perché fu aperta 40 anni fa come oggi, mercoledì 23 settembre 1970. Primi salitori del diedro furono la guida Franz Dallago (uno dei maggiori esperti del Gruppo della Croda da Lago, dove ha tracciato molte vie nuove) e Dino Constantini. Originariamente l'itinerario, che si ferma su una cengia sotto il cocuzzolo sommitale, fu valutato di IV con un tratto iniziale di V e superato con un solo chiodo. Oggi la valutazione rimane comunque quella; mi è stato riferito che i chiodi presenti sono sempre scarsi, ma il primo tratto viene evitato da molti sfruttando il primo tiro di una via di Angelo Dibona, che si sviluppa a sinistra ed all'inizio è un po' più facile. Il Diedro Dallago o "del Naza" è una via "vecchio stile", logica e su roccia ottima; peccato che si trovi all'ombra e sia poco consigliabile in giornate fredde o umide. Io l'ho salito diverse volte con amici. Come per la gran parte delle mie classiche, anche di quel diedro, dopo oltre vent'anni dall'ultima volta in cui presi freddo con l'amico Andrea, conservo un nitido ricordo.