sabato 10 maggio 2008

Basta interventi abusivi su montagne e sentieri delle Dolomiti!

Dal verbale della seduta del Consiglio Direttivo della Sezione del CAI di Cortina d'Ampezzo, 7 maggio 2008:
" ... Il segretario informa con rammarico della segnatura abusiva con minio e ometti di un sentiero militare nella zona della Croda d’Ancona, all’insaputa di tutti gli enti preposti."
P.S. Il segretario sono io.
Che tristezza!

venerdì 9 maggio 2008

Una storia dei secoli bui

Nei secoli passati, tra i marebbani e gli ampezzani vi furono lunghi ed aspri litigi per il possesso dei pascoli di Rudo de Sora (oggi Fodara Vedla) e Fosses. Né accordi pacifici né sentenze giudiziali riuscirono mai a porre fine alle contese, finché - stanchi del lungo combattere (così narra la tradizione popolare) – i marebbani accettarono una proposta formulata dagli abitanti d’Ampezzo. Quattro uomini d'Ampezzo furono incaricati di sollevare e smuovere uno smisurato sasso giacente sul loro territorio; là dove fossero stati costretti a deporlo, perché oltre non riuscivano a portarlo, sarebbe stato fissato il confine fra le due comunità. Gli abitanti di Marebbe, resisi conto che per sollevare il macigno sarebbero sicuramente occorse le forze di almeno cento uomini, ritenevano di avere perso la sfida già in partenza: ma s’ingannarono. Con indescrivibile raccapriccio, videro i quattro ampezzani che sollevavano l’immenso blocco di roccia con sforzi sovrumani e lo portavano con facilità lungo i pascoli. L’avevano ormai trascinato abbastanza lontano, quando all’improvviso una britèra di Marebbe esclamò piangendo: “Nel nome del Signore, ci prendono tutta l’alpe!” Nel medesimo istante, il macigno rovinò addosso ai portatori, che rimasero schiacciati e sepolti: di loro, inspiegabilmente, non si rinvenne più alcuna traccia. Con l’invocazione della pia donna di Marebbe era stato possibile vincere la forza degli spiriti maligni, giacché unicamente con il loro aiuto si sarebbe potuto smuovere l’enorme macigno dal luogo dove giaceva da secoli. Scrisse il sacerdote Trebo che ancora decenni dopo, venivano mostrati ai passanti quattro grandi cirmoli, cresciuti successivamente sul luogo dell’accaduto, quasi fosse un segno della Provvidenza.

martedì 6 maggio 2008

Natalino Menegus non c'è più

Natalino Menegus "Frize" non c'è più. Uomo d'ingegno, laureato in fisica e professore di liceo, imprenditore e fondatore dell'elisoccorso, è stato soprattutto un grandissimo amante della montagna, una valente guida alpina, un forte rocciatore ed uno sciatore di comprovate capacità. La storia dell'alpinismo lo ricorda per la salita invernale con Marcello Bonafede e Roberto Sorgato della Via Solleder-Lettenbauer in Civetta, conclusa in quattro giorni il 7 marzo 1963. Menegus aveva però al suo attivo numerose imprese, fra vie nuove (nei gruppi del Sorapis, Antelao, Marmarole, Tre Cime di Lavaredo, Cristallo, Croda da Lago) e ripetizioni di rilievo sulle Dolomiti. Non ultime, ricordiamo anche le spedizioni e le trasferte scialpinistiche in tutti i continenti: ultimamente aveva raggiunto un paio di vulcani dell'Ecuador e traversato con gli sci le isole Svalbard. Natalino ha arrampicato e sciato fino all'ultimo giorno, e sulle nevi della Marmolada la morte lo ha colto inaspettatamente, ma come lui stesso avrebbe desiderato. Un grato ricordo va a questo protagonista dell'alpinismo dolomitico degli anni '60 e '70, che in montagna ha vissuto e lavorato, fino alla fine.