Ho salito alcune volte la "via normale" del Campanile Dimai, primo risalto turriforme che si erge a sinistra della Forcella Pomagagnon guardando da Cortina. Denominato in passato "Teston del Pomagagnon", oltre cent'anni fa il torrione fu dedicato alla guida Antonio Dimai, che il 22/8/1905 - con Agostino Verzi e le ungheresi Ilona e Rolanda von Eötvös – aprì sulla parete S una delle sue vie più dure. Sul terrazzino sommitale del Campanile, ottimo belvedere su Cortina, nel secondo dopoguerra alcuni alpinisti fissarono una semplice targa di lamiera. La targa ricordava due sfortunati scalatori, il “Ragno” di Pieve Gemolo Cimetta e l’ampezzano Giovanni Caldara; poco più che ventenni i due precipitarono il 2/8/1947 dal Campanile, forse proprio dalla Via Dimai-Verzi, e furono recuperati dagli Scoiattoli di Cortina. Tempo fa segnalai le misere condizioni della targa ai “Ragni” di Pieve, che promisero il loro interessamento in omaggio alla storia del gruppo. Proprio oggi sono lieto di avere saputo dal segretario del gruppo, Ernesto Querincig, che la targa, scoloritasi al punto da essere leggibile solo da chi sapeva qualcosa dell'incidente, è stata prelevata dai Ragni col consenso delle famiglie. Nella primavera 2011, dopo oltre un sessantennio, sarà sostituita con un'altra targa a ricordo dei giovani, che si auspica di "inaugurare" nel modo più consono, a futura memoria. Sul Campanile Dimai non c’è nulla; non infissi né croci né libri di vetta disturbano le rarissime persone che giungono da S lungo la parete, o da N lungo i detriti e le rocce che collegano Forcella Pomagagnon alla vetta. Il Campanile racchiude dunque un piccolo Eden, se paragonato alla vicina, modaiola Punta Fiames, molto frequentata dalla primavera all’autunno soprattutto da chi percorre la pur sempre bella e divertente ferrata dedicata a Albino Michielli Strobel.
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