Antonio Menardi, detto Tonin Sèlo e vissuto dal 1856 al 1930, svolse una professione poco usuale in Ampezzo: fu, infatti, un "crumar", ossia un venditore ambulante. Non so esattamente quali mercanzie propagandasse e dove le portasse: immagino però che siano stati l’allenamento fisico e l’acquisita conoscenza dei passi e delle forcelle che collegano la valle d'Ampezzo con quelle vicine, ad indurlo a chiedere la licenza per esercitare anche il mestiere di portatore, che conseguì nel 1890. Contava allora 34 anni, aveva già famiglia, e i guadagni – al tempo solo estivi - derivanti dal portare sulle vette le scarpe chiodate e le masserizie dei "sciore", gli avranno sicuramente permesso di elevare il tenore di vita e garantirsi una sicurezza in più, nella Cortina di fine ‘800. Il Sèlo fu al servizio degli alpinisti per quattro lustri, cessando l’attività a cinquantatrè anni. Il suo nome e il suo volto appaiono in varie immagini e documenti inerenti alle guide dell’epoca: nella “Tariffa per le guide di montagna del Distretto Giudiziario di Ampezzo” emanata il 26/4/1898, il quarantaduenne Tonin è uno dei 5 “portatori e guide per montagne basse” autorizzati. Nella storica fotografia delle guide ampezzane, scattata il 2/11/1901 davanti all’Osteria al Parco, invece è il primo in piedi a sinistra: barba e cappello come gli altri, sguardo fiero e lungo alpenstock in mano. Non avrà raggiunto il livello tecnico di Barbaria, Dimai, Dibona, ma sulle crode fece certamente fatica come loro e si guadagnò un posto onorevole nella lista dei professionisti dei nostri monti. Qualche anno fa, Emma Lacedelli Menardi (Ema Juscia), scomparsa ultracentenaria nel 2001 e attiva con la penna fino a pochi anni prima, scrisse un articolo in ampezzano sulla figura di Tonin Sèlo, e a voce mi raccontò che lo ricordava bene, giacché era stato suo vicino di casa ed era "na bona parsona". Forse più di uno sfavillante palmarès di imprese estreme, possono bastare poche parole come queste a identificare una bella figura del tempo che fu.
Ernesto Majoni
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