Davanti alla porta d'ingresso di alcune vecchie case ampezzane, fra le quali anche quella di chi scrive, in pieno centro a Cortina, si può trovare saldamente cementato un utensile che ha certamente origini molto antiche ma oggi, purtroppo, non viene più utilizzato. Esso serviva ai nostri predecessori per pulire le calzature, quotidfianamente imbrattate di fango, terra, deiezioni animali o altro, prima di entrare in casa. Qualche anno fa, due persone mi avevano chiesto se per caso conoscevo la definizione di quest’utensile in ampezzano, poiché i vocabolari del nostro idioma non registrano la voce. Ho dovuto ammettere che non ne ho idea, ma mi è rimasta la curiosità di indagare e, interrogando alcuni paesani, ho suscitato un piccolo dibattito, appurando comunque che forse un nome vero e proprio di quell'utensile non esiste. Ho avuto poi anche la conferma che non è sicuramente un utensile esclusivo della nostra zona (in Carnia, ad esempio, c’è e viene detto semplicemente "il fier"). Ne ho fotografato, infatti, uno simile addirittura all’ingresso della Cattedrale Evangelica di Sibiu in Valacchia (Romania), bellissima città fondata da cavalieri teutonici col nome di Hermannstadt, dove l’influenza architettonica e culturale tedesca è massiccia ed evidente. L'ho denominato “fer da se netà i scarpe” e con questo nome vorrei consegnarlo alla memoria storica, ricordando la sua quotidiana importanza nel passato delle nostre comunità.
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