Antonio Soravia detto "Tone Belòbelo" (1821-1903), fu uno dei portatori dell’epoca d’oro dell’alpinismo ampezzano. Non è noto quando abbia cominciato a praticare la professione: nel primo elenco ufficiale delle guide operanti in Ampezzo, datato 1.3.1876, il suo nome non c'è. Nel ritratto delle guide alpine autorizzate in servizio nel 1893, il buon Tone invece è in seconda fila: e aveva 72 anni. Secondo Fini e Gandini, che hanno ripercorso in dettaglio le vicende di oltre 150 professionisti della montagna di Cortina, il nostro, più che per le ascensioni - che probabilmente fece in numero ridotto – può essere ricordato come uomo dalle cento attività e dai mille mestieri (tra cui c'era “anche” quello di guida alpina), e per lo stile di vita, che ne fece un po’ un personaggio nell'Ampezzo della belle èpoque. La ricostruzione della sua carriera, come di quella di altri colleghi, non è agevole, giacché si ritrovano ben labili tracce. Il ceppo familiare è estinto, chissà se c'è e dov'è il libretto di guida, quindi – consultate le magre, ma essenziali notizie acquisite dai succitati – riesce fumoso delineare la figura del Belòbelo come portatore alpino. Piace comunque immaginare che fosse un uomo galante, apprezzato per le sue battute e i suoi motti di spirito, disponibile anche a settant’anni ad accompagnare i clienti – o forse, meglio, le clienti – a Volpera, alla Grotta della Tofana, alla Porta del Dio Silvano oppure, arditamente, in cima alla Tofana de Rozes o su qualche altro monte in voga. Lo vedo – giunto alla meta – discorrere con i “touristi” d’Oltremanica raccontando sapide avventure di croda, dar di bocca alla fiaschetta di grappa e fumarsi in pace la pipa, mentre intorno i clienti s’industriano a lasciare il biglietto sotto l'ometto della cima, ritrarre il panorama, raccogliere dati meteorologici, botanici o toponomastici: e Tone se la ride sotto i baffi!
Ernesto Majoni
Ernesto Majoni
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