Carbonin-Schluderbach, meta turistica interessante e frequentata, nel periodo d’oro dell’esplorazione dolomitica fu uno dei luoghi più noti e rinomati della regione tirolese, e ricoprì un’importanza storico-alpinistica di notevole rilievo.
Località del Comune di Dobbiaco, da cui dista una dozzina di chilometri, è posta a 1474 m. di quota in Val di Landro, ai piedi del Cristallo, sul crocevia tra la Strada d’Alemagna (Cortina-Dobbiaco) e la strada che sale a Misurina per la Val Popena Bassa.
L’origine della denominazione non è antichissima, ed è quantomeno curiosa. Agli inizi del XIX secolo, il luogo era solo un trivio, e non possedeva un nome ufficiale; poiché però in quel punto veniva ammassato il legname tagliato nei boschi circostanti, in breve esso fu identificato dai pusteresi con l’appellativo di Am Lager (Al Deposito).
Gli auronzani, che confinano con Dobbiaco al Ponte de la Marogna, a breve distanza dal deposito, prendendo spunto dalle carbonaie che vi funzionavano, battezzarono il trivio con il nome veneto di Carbonin.
Nel 1836 il contadino Hans Ploner, proprietario di un maso tra Dobbiaco e Villabassa denominato Alt Schluderbach (Carbonin Vecchia), dove oggi si trova il ristorante dedicato al compositore Gustav Mahler, piantò accanto al deposito una tenda e vi allestì una rozza locanda, con l’intento di ristorare i vetturali, i boscaioli e i carbonai che lavoravano nei paraggi.
La nuova locanda fu subito nota come Beim Schluderbacher (Da quello di Schluderbach) e per una ventina d’anni il Ploner vi svolse una buona attività. Oltre a quelli squisitamente commerciali, Hans Ploner non ebbe però altri meriti per la storia della zona. Ne ebbe qualcuno in più il figlio Georg, conosciuto come der Alte Schluderbacher (il vecchio di Schluderbach).
Nel 1854, infatti, Georg rilevò dal padre la gestione della locanda, già ampliata e conosciuta dai primi turisti che passavano in Valle di Landro: sotto la sua conduzione, essa divenne la base più comoda e ambita per l’esplorazione del Cristallo e delle cime circostanti, che raggiunse il massimo sviluppo dal 1870 a fine secolo.
Il nome del “vecchio di Schluderbach”, accanito cacciatore di camosci e buon alpinista, compare nelle cronache dell’epoca in almeno tre occasioni.
Nel 1864, con il viennese Paul Grohmann, salì (probabilmente per primo) l’imponente ma non difficile, Cristallino di Misurina dalla Val Le Bance, un'appartata laterale della Val Popena Bassa.
L’itinerario fu utilizzato fino alla Grande Guerra, per essere poi soppiantato dal percorso che sale da Val Popena Alta per la Val delle Baracche, tracciato dai soldati italiani.
Nel 1870, con la guida auronzana Luigi Zandegiacomo Orsolina, Ploner effettuò la prima salita turistica della Cima Cadin di San Lucano, la più alta delle vette, al tempo ancora tutte inviolate, dei Cadini di Misurina. La via di Ploner presenta caratteristiche quasi occidentali, poiché si svolge per la maggior parte in un canale molto ripido e innevato fino a tarda estate.
La terza impresa di Georg affidata alla storia è la più importante: nell’agosto 1879, infatti, l’oste di Carbonin e Michl Innerkofler, montanaro di Sesto assunto nel 1872 come garzone per aiutarlo a condurre la locanda, si aggiudicarono la prima salita della Cima Ovest di Lavaredo. Questa via oggi viene percorsa prevalentemente in discesa dagli scalatori che ripetono le ascensioni sul lato nord della Cima.
Circondato dalla stima e dal rispetto della famiglia Ploner, Innerkofler stabilì per una quindicina d’anni la propria base presso il loro albergo, divenendo in breve una delle guide più richieste delle Dolomiti e il vero “re” del Cristallo.
Conobbe tutti i canaloni, le cenge e le forcelle e salì tutte le cime del Gruppo. Calcò la vetta principale del Cristallo per oltre 300 volte, scoprendovi tre vie nuove (la cresta NNO con Minnigerode, 1877; la parete E con Louis Friedmann, 1884; il canalone N con C. Wydenbruck, 1887).
Il 20 agosto 1888, scendendo verso Carbonin dalla sua montagna prediletta, fu trascinato nel crepaccio che taglia la Val Fonda da un’errata manovra di corda dei clienti, due studenti germanici che aveva condotto gratuitamente sulla cima.
Aveva solo quarant’anni, ma in tre lustri d’intensa attività era salito per primo sulle più importanti e impegnative vette delle Dolomiti, toccando difficoltà fino al IV grado. Michl è ricordato oggi dal Campanile Innerkofler, nel Gruppo della Croda da Lago, e dalla torre omonima, nel Gruppo del Sassolungo.
Il nome del suo “principale” Georg Ploner è ancora vivo come toponimo, proprio sulla cima principale del Cristallo. Nella salita lungo la via normale, infatti, giunti in cresta s’incontra il Baston del Ploner, un terrazzo formato da un lastrone piatto, sul quale si narra, fra l'altro, che l’oste avesse dimenticato il proprio bastone ferrato durante una salita.
La figlia di Georg, Anna (nata nel 1856), riveste anch’essa un ruolo nella storia alpinistica. Si può ritenere, infatti, una pioniera dell’alpinismo femminile nelle Dolomiti poiché, diciottenne, compì con “Michl” una delle prime ripetizioni del Cristallo, conquistato nove anni prima da Grohmann con le guide ampezzane Santo Siorpaes e Angelo Dimai.
Certamente fu merito della famiglia Ploner, ma soprattutto del fortissimo Innerkofler, se – alla fine del XIX secolo – Carbonin raggiunse una ragguardevole importanza e notorietà turistica. Il vecchio Georg tenne saldamente le redini dell’azienda fino al 1895, quando passò la conduzione dell’Hotel al figlio Erwin.
Quest’ultimo, oltre che quella di albergatore, esercitò di tanto in tanto anche l’attività di guida. Il suo nome è legato all’Ago Löschner, giudicato dallo scrittore Visentini “il gioiello di dolomia più bello di tutto il Gruppo del Cristallo”.
Si tratta di una guglia appuntita che svetta sulla cresta del Piz Popena; Erwin la conquistò con il Tenente austriaco Richard Löschner nel settembre 1907, ma attualmente la salita, già raramente percorsa, è divenuta difficilissima, per il crollo di un blocco roccioso.
Nella stessa estate Ploner, con l’ampezzano Angelo Dibona e il pusterese Andreas Piller, condusse H. Schuloff nella prima salita della Punta Clementina, elevazione che affianca il Cristallino di Misurina ed è visibile fin da Dobbiaco.
Raso al suolo dall’Esercito Italiano durante la guerra insieme con tutto il villaggio, l’Hotel Ploner venne ricostruito e continuò a funzionare per altri sessant’anni, ma ormai la località aveva perso per sempre il fascino dell’età dei pionieri.
Condotto dalle successive generazioni dei proprietari con vicissitudini alterne fino all’inizio degli anni '80 del Novecento, in seguito fu venduto e trasformato nel “Feriendorf”, la prima multiproprietà sorta nelle Dolomiti di Ampezzo, Sesto e Auronzo.
Località del Comune di Dobbiaco, da cui dista una dozzina di chilometri, è posta a 1474 m. di quota in Val di Landro, ai piedi del Cristallo, sul crocevia tra la Strada d’Alemagna (Cortina-Dobbiaco) e la strada che sale a Misurina per la Val Popena Bassa.
L’origine della denominazione non è antichissima, ed è quantomeno curiosa. Agli inizi del XIX secolo, il luogo era solo un trivio, e non possedeva un nome ufficiale; poiché però in quel punto veniva ammassato il legname tagliato nei boschi circostanti, in breve esso fu identificato dai pusteresi con l’appellativo di Am Lager (Al Deposito).
Gli auronzani, che confinano con Dobbiaco al Ponte de la Marogna, a breve distanza dal deposito, prendendo spunto dalle carbonaie che vi funzionavano, battezzarono il trivio con il nome veneto di Carbonin.
Nel 1836 il contadino Hans Ploner, proprietario di un maso tra Dobbiaco e Villabassa denominato Alt Schluderbach (Carbonin Vecchia), dove oggi si trova il ristorante dedicato al compositore Gustav Mahler, piantò accanto al deposito una tenda e vi allestì una rozza locanda, con l’intento di ristorare i vetturali, i boscaioli e i carbonai che lavoravano nei paraggi.
La nuova locanda fu subito nota come Beim Schluderbacher (Da quello di Schluderbach) e per una ventina d’anni il Ploner vi svolse una buona attività. Oltre a quelli squisitamente commerciali, Hans Ploner non ebbe però altri meriti per la storia della zona. Ne ebbe qualcuno in più il figlio Georg, conosciuto come der Alte Schluderbacher (il vecchio di Schluderbach).
Nel 1854, infatti, Georg rilevò dal padre la gestione della locanda, già ampliata e conosciuta dai primi turisti che passavano in Valle di Landro: sotto la sua conduzione, essa divenne la base più comoda e ambita per l’esplorazione del Cristallo e delle cime circostanti, che raggiunse il massimo sviluppo dal 1870 a fine secolo.
Il nome del “vecchio di Schluderbach”, accanito cacciatore di camosci e buon alpinista, compare nelle cronache dell’epoca in almeno tre occasioni.
Nel 1864, con il viennese Paul Grohmann, salì (probabilmente per primo) l’imponente ma non difficile, Cristallino di Misurina dalla Val Le Bance, un'appartata laterale della Val Popena Bassa.
L’itinerario fu utilizzato fino alla Grande Guerra, per essere poi soppiantato dal percorso che sale da Val Popena Alta per la Val delle Baracche, tracciato dai soldati italiani.
Nel 1870, con la guida auronzana Luigi Zandegiacomo Orsolina, Ploner effettuò la prima salita turistica della Cima Cadin di San Lucano, la più alta delle vette, al tempo ancora tutte inviolate, dei Cadini di Misurina. La via di Ploner presenta caratteristiche quasi occidentali, poiché si svolge per la maggior parte in un canale molto ripido e innevato fino a tarda estate.
La terza impresa di Georg affidata alla storia è la più importante: nell’agosto 1879, infatti, l’oste di Carbonin e Michl Innerkofler, montanaro di Sesto assunto nel 1872 come garzone per aiutarlo a condurre la locanda, si aggiudicarono la prima salita della Cima Ovest di Lavaredo. Questa via oggi viene percorsa prevalentemente in discesa dagli scalatori che ripetono le ascensioni sul lato nord della Cima.
Circondato dalla stima e dal rispetto della famiglia Ploner, Innerkofler stabilì per una quindicina d’anni la propria base presso il loro albergo, divenendo in breve una delle guide più richieste delle Dolomiti e il vero “re” del Cristallo.
Conobbe tutti i canaloni, le cenge e le forcelle e salì tutte le cime del Gruppo. Calcò la vetta principale del Cristallo per oltre 300 volte, scoprendovi tre vie nuove (la cresta NNO con Minnigerode, 1877; la parete E con Louis Friedmann, 1884; il canalone N con C. Wydenbruck, 1887).
Il 20 agosto 1888, scendendo verso Carbonin dalla sua montagna prediletta, fu trascinato nel crepaccio che taglia la Val Fonda da un’errata manovra di corda dei clienti, due studenti germanici che aveva condotto gratuitamente sulla cima.
Aveva solo quarant’anni, ma in tre lustri d’intensa attività era salito per primo sulle più importanti e impegnative vette delle Dolomiti, toccando difficoltà fino al IV grado. Michl è ricordato oggi dal Campanile Innerkofler, nel Gruppo della Croda da Lago, e dalla torre omonima, nel Gruppo del Sassolungo.
Il nome del suo “principale” Georg Ploner è ancora vivo come toponimo, proprio sulla cima principale del Cristallo. Nella salita lungo la via normale, infatti, giunti in cresta s’incontra il Baston del Ploner, un terrazzo formato da un lastrone piatto, sul quale si narra, fra l'altro, che l’oste avesse dimenticato il proprio bastone ferrato durante una salita.
La figlia di Georg, Anna (nata nel 1856), riveste anch’essa un ruolo nella storia alpinistica. Si può ritenere, infatti, una pioniera dell’alpinismo femminile nelle Dolomiti poiché, diciottenne, compì con “Michl” una delle prime ripetizioni del Cristallo, conquistato nove anni prima da Grohmann con le guide ampezzane Santo Siorpaes e Angelo Dimai.
Certamente fu merito della famiglia Ploner, ma soprattutto del fortissimo Innerkofler, se – alla fine del XIX secolo – Carbonin raggiunse una ragguardevole importanza e notorietà turistica. Il vecchio Georg tenne saldamente le redini dell’azienda fino al 1895, quando passò la conduzione dell’Hotel al figlio Erwin.
Quest’ultimo, oltre che quella di albergatore, esercitò di tanto in tanto anche l’attività di guida. Il suo nome è legato all’Ago Löschner, giudicato dallo scrittore Visentini “il gioiello di dolomia più bello di tutto il Gruppo del Cristallo”.
Si tratta di una guglia appuntita che svetta sulla cresta del Piz Popena; Erwin la conquistò con il Tenente austriaco Richard Löschner nel settembre 1907, ma attualmente la salita, già raramente percorsa, è divenuta difficilissima, per il crollo di un blocco roccioso.
Nella stessa estate Ploner, con l’ampezzano Angelo Dibona e il pusterese Andreas Piller, condusse H. Schuloff nella prima salita della Punta Clementina, elevazione che affianca il Cristallino di Misurina ed è visibile fin da Dobbiaco.
Raso al suolo dall’Esercito Italiano durante la guerra insieme con tutto il villaggio, l’Hotel Ploner venne ricostruito e continuò a funzionare per altri sessant’anni, ma ormai la località aveva perso per sempre il fascino dell’età dei pionieri.
Condotto dalle successive generazioni dei proprietari con vicissitudini alterne fino all’inizio degli anni '80 del Novecento, in seguito fu venduto e trasformato nel “Feriendorf”, la prima multiproprietà sorta nelle Dolomiti di Ampezzo, Sesto e Auronzo.
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