Cresta di Val d’Inferno: guglie e spuntoni dal nome severo, che separano il Cadore dalla Carnia e fanno parte della romita dorsale dei Brentoni - Castellati. Montagne fuori mano, di roccia spesso friabile, che riservano angoli ancora incorrotti, dove c’è ancora qualcosa da scoprire. Fra i pinnacoli risalta il secondo Torrione, di forme eleganti se non ardite, che vigila su Forcella Camporosso e sulle abetaie della Val Frison. Lo spigolo S è percorso da una via fra le più interessanti della dorsale, che ho salito due volte nell'ottobre 1985 e nel giugno 1986. L'avevano aperta l'8/6/1938 due grandi alpinisti, Ettore Castiglioni e Bruno Detassis, mentre lavoravano alla stesura della guida "Alpi Carniche". Non offre nulla di succulento dal punto di vista dell’arrampicata, ma la via Castiglioni - Detassis ha alcuni pregi che la rendono un piccolo gioiello, apprezzabile da chi ama un tipo di alpinismo ormai in via di estinzione. Per me fu bello salire al mattino verso lo spigolo dalla strada di Casera Razzo, attraverso Forcella Losco e Camporosso. Abituato ai monti di casa, vedevano panorami insoliti e originali: Carniche, Giulie e Dolomiti, che si offrivano in un rincorrersi di piani diversi, che avrebbe colpito anche l’osservatore più disincantato. Il silenzio riempiva l'altipiano; in autunno, l'epoca migliore per frequentare i Brentoni, è normale. Mi piacque poi salire la via in tranquillità, godendo ogni lunghezza: piccole rampe, brevi pareti, solidi diedri, una crestina esposta. Agognai lo stendermi al sole sulla vetta, frugando con gli occhi fra crode e forcelle, luminosissime in quelle giornate. Ero soddisfatto, quando scesi per la ripida via normale, fra roccette ed erbe pestate dai camosci, lasciando alle spalle la solitudine dell’altopiano. Valeva certamente la visita, il 2° Torrione della Cresta di Val d’Inferno, nei Brentoni. Una volta a valle, mi resi conto che avevo salito quello spigolo quasi sottovoce, per non rompere l’incanto di quella dorsale rocciosa. Ne era valsa la pena.
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