mercoledì 19 maggio 2010

Povero Becco! Storia di quattro spits che non c'erano.

In una relazione, aggiornata al 21/6/2009, della via normale del Becco di Mezzodì, sulla quale trentacinque anni fa iniziò la mia passione per le rocce, mi ha colpito una novità. La relazione cita quattro spits di sosta, infissi al termine della prima e della terza cordata, la più impegnativa. "... Alcune soste sono attrezzate, chiodi di protezione sufficienti ..." è il giudizio finale dei relatori. Ora, non parlo di certo per me perché credo che, dopo la fuga estemporanea del 2005 in occasione dei trent'anni della mia prima salita, non vi salirò forse più. Lungi da me anche il criticare l'infissione di mezzi di sicurezza su vie alpinistiche (l'anno scorso il Becco ha fatto un altro morto), ma un po' mi dispiace che siano comparsi gli spits anche lassù, su una via che Berti giudicava di II (questa relazione la grada, più realisticamente, fino al IV) e dove certamente si riesce a sostare anche su protezioni veloci. Pur non essendo frequentata come un tempo, perché è lontana da ogni punto di partenza, la roccia è mediocre, la via non "fa grado" e la cima non è trendy, la normale del Becco (uno dei gioielli di Santo Siorpaes, che 138 anni fa la intuì e la percorse in scarpe chiodate col capitano Utterson Kelso), è stata già oggetto di esperimenti. Dalla decorazione con strisce di vernice verde in occasione del 200° delle Dolomiti, all'infissione nel camino di un chiodo cementato, che è utile ma più di uno non sa come evitare per non strapparsi la maglietta, agli ultimi spits. Tutto sommato, povero Becco!

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