Nel settembre 2005, nell'alveo di un fiume in secca a Scalon di Mel, fu scoperto il corpo di Claudio Cima, del quale da vari giorni nessuno aveva più notizie. L'amico era caduto da un dirupo, forse mentre era cercava funghi, e stranamente fu recuperato dopo otto giorni dalla scomparsa, a seguito di una ricerca inizialmente non facile. Noto nell’ambiente alpinistico provinciale e non solo, aveva un carattere particolare, che un po’ lo penalizzava nei rapporti umani. Ultimamente, aveva evidenziato autentica bravura nella pittura, e nello scrivere libri di montagna aveva dimostrato vaste conoscenze e competenze. Autore di numerose guide alpinistiche, aveva frequentato personaggi illustri, fra i quali Messner. Lo conoscevo dal 1991, da quando mi aveva contattato per lettera ed avevamo iniziato un fitto scambio d’idee e impressioni. Con lui compii due escursioni: l’ascensione del Sasso del Signore dal Lago di Braies (che Claudio non completò, dovendo rientrare in anticipo a Ferrara, dove ci ritrovammo nel pomeriggio) ed un anello invernale intorno a Ospitale, da Casera Tartana a Casera Valbona. Ogni volta che scendevo a Belluno, cercavo di farmi sentire, e comunque ci scambiavamo spesso scritti e telefonate, incentrate soltanto su questioni d’alpinismo, libri del settore e sulle crescenti difficoltà che uno spirito libero come il suo trovava nell’interfacciarsi con gli ambienti che lo avevano bandito. Oltre alle chiacchiere e ad alcuni libri, anche preziosi, che mi volle cedere, mi restano tre suoi quadri, che campeggiano in casa da qualche anno; ho sempre davanti agli occhi un Becco di Mezzodì quasi impressionista, ma anche un Collalto color di sogno ed un’enigmatica Torre Pian di Cengia, unica del trio che mi manca. Quando avrò occasione di salirla, penso che da lassù rivolgerò certamente un pensiero di simpatia all’amico Claudio, che troppo presto ha abbandonato questo mondo.
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