Dieci anni fa, una domenica di fine settembre, stufo deisoliti giri volli provarne uno originale, che però oggi non so se ripeterei. Salii sull’ultimo autobus della stagione per Misurina, scendendo al Passo Tre Croci. In meno di un'ora ero a Sonforca, dove imboccai il sentiero di Forcella Zumeles fino a metà. Da qui salii per la prima volta la Pala Peroşego, dove lasciai una scatola di plastica con un libro di vetta, purtroppo distrutto da un fulmine poco tempo dopo. Scesi in Forcella, da ove continuai per il bel sentiero, segnato ma senza numero, che aggira i Crepe de Zumeles per inerpicarsi poi - ripido e con un tratto franoso - sulla silente Punta Erbing. Qui giunto, tirai il fiato. Suonava mezzogiorno: mangiai qualcosa, al telefono assicurai chi mi attendeva a casa che tutto filava liscio; sui due piedi decisi quindi di scendere per la Terza Cengia del Pomagagnon. Ho la sensazione che pochi lo facciano, perché la cengia non è certamente un itinerario da seguire al contrario: in ogni modo, una volta imboccatala, ritenni inutile titubare, anche perché la cengia è faticosa in salita, ma in discesa sembra straordinariamente breve. In un punto esposto incrociai due padovani, stupiti di vedermi effettuare la gita dall’alto al basso. Scambiammo due parole, poco più in là scivolai sulla ghiaia e caddi seduto in uno dei tratti più stretti della rampa. Mi sembrò utile eclissarmi in fretta, per non fare proprio la figura del "zanpedón". Alla base delle rocce, m’infilai nel bosco e, quasi correndo, passai al Codivilla, a Cademai e per la ferrovia giunsi a casa, rigorosamente a piedi. Fu un’escursione piuttosto lunga e divertente, che mi servì per verificare lo stato della Terza Cengia, una ”passeggiata di croda” che ho seguito molte volte, la prima con mio padre nell’ormai remoto 1976. Le intemperie l’hanno piuttosto danneggiata, e qualche tratto è diventato un po' ostico per la ghiaia che rende i passaggi scivolosi. Sulla cengia, sotto uno strapiombo , scoprii anche un grosso pezzo della croce del Pomagagnon, che nella primavera precedente il vento aveva divelto dalla vetta e scaraventato lungo la parete.
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