Fino all'estate 1946, chi passava nei dintorni sicuramente avrà osservato un torrione posto circa cinquecento metri a nord-ovest di Forcella Travenanzes, ben visibile perché staccato dal Lagazuoi Sud che gli sta dietro. Ma a nessuno doveva essere ancora passato per la testa di provare a salirlo. L'idea fu di Ettore, che organizzò un quartetto con Mario, Luigi e Ugo e andò a curiosare sul versante al sole di quella stuzzicante guglia, alta poco meno di duecento metri e con un bello spigolo proprio in vista. Dopo un'ora e mezza di scalata, lasciando lungo il percorso tre preziosi chiodi, i quattro ragazzi giunsero senza intoppi in vetta alla guglia, che battezzarono Torre Lagazuoi, in omaggio alla zona. Per scendere si buttarono dalla parte opposta, prima con una lunga calata per corda e poi lungo una serie di neri camini. Trentacinque anni più tardi il sottoscritto, guidato da Enrico, giunse anche lui felicemente su quella cima, dove trovò i chiodi di Ettore e compagni, l'ometto di vetta ancora intatto e coperto di licheni e una solitudine assoluta. Al tempo non m'interessavano i nomi delle montagne, m'interessava molto di più salirle per sperimentare le mie capacità. Quella torre è un buon 4° grado, e so che qualche anno dopo fu abbastanza frequentata da alpinisti curiosi (all'attacco si scende in poco tempo dalla funivia ...). Ho riposto la Torre Lagazuoi nel cassetto delle avventure giovanili, ma ogni tanto salta fuori, per ricordarmi una bella giornata. E stavolta anche per ricordare i primi salitori: non so le vicende di Mario, ma Ettore, Luigi e Ugo sono tutti scomparsi da tempo, e quella fu soltanto una delle loro grandi avventure di croda.
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