Di che cosa posso scrivere, stavolta? Riprendo una delle più belle scoperte che ho realizzato negli anni Novanta, la salita e traversata della Pala de ra Fedes. Come cima a sè stante la Pala non vale molto: è un fazzoletto di erba e detriti, individuato (penso ci siano ancora) da due ometti, sul culmine del primo risalto dello sperone W della Croda Rossa d’Ampezzo. Per la Pala, le carte riportano la quota altimetrica 2733: la guida Berti le riserva un inciso nella relazione della Via Nieberl alla Croda Rossa, secondo la quale si sale facilmente per erbe e ghiaie. Pur non essendo molto impegnativa, allora non mi parve proprio di aver toccato il vertice della Pala “facilmente”, né tantomeno di aver traversato sul lato opposto (peraltro non descritto in alcuna pubblicazione) passeggiando! La nostra ascensione iniziò sulla selletta caratteristica per i mughi bruciati, fra il Castel de ra Valbones e i Tremonti. Non fu banale: friabile soprattutto all’inizio, con qualche bel passo di I su paretine e canalini in un ambiente superbo. La discesa la intuimmo lungo un esposto e friabile pendio, sfruttando una serie di orme di camosci, che ci parve più sicura la seconda volta, trovando il terreno innevato. Fu una bella e faticosa salita, e la via del ritorno ci si parò davanti, logica e lineare, soltanto grazie alle peste degli ungulati! Un conoscente, che dalla Pala aveva tentato di scendere quasi a perpendicolo verso la Montejèla, si trovò a mal partito, poiché la scarpata opposta a quella di salita scivola nella valle con placche lisce, difficilmente superabili "senza avere le ali"! Avendola percorsa due volte e ricavatane una buona impressione, affermo che la traversata da Ra Valbones in Val Montejèla attraverso la Pala de ra Fedes è stata un’esperienza insolita e saporita, di quelle che restano impresse.
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