Un paio di estati fa, per rievocare l'epoca delle arrampicate, ho voluto tornare su una cima che ho frequentato, dove a piedi salgono in pochi e che intendo suggerire per una gita interessante: il Monte Popena o Popena Basso (2225 m), panettone di magro pascolo che sovrasta il Lago di Misurina e la Val Popena Alta ed è la storica palestra di roccia di Misurina, inaugurata dal vicentino Severino Casara ed oggi cosparsa di itinerari d’ogni livello di difficoltà.
La via normale, in pratica, è una bella passeggiata lungo una mulattiera militare ben conservata di poco meno di 500 m di dislivello, che richiede circa un'ora e mezzo e si può salire con profitto anche in autunno avanzato, quando i larici si fanno gialli, l'aria è frizzante e la natura si prepara al sonno invernale.
Presso il nuovo Grand Hotel Misurina si sale ad un piccolo parcheggio, ormai inerbito. Da qui, un sentiero senza indicazioni risale a larghe svolte il soprastante, accidentato bosco e poi traversa ai piedi di un ghiaione. Il sentiero si fa più erto e in un breve tratto anche un po' franoso, lambisce la parete del monte, fiancheggia l'ardita Guglia Giuliana e per un canalino erboso esce sulla dorsale della cima.
Qualche ometto aiuta ad orientarsi fra i fitti mughi e a guadagnare il culmine del Popena, che dischiude un vasto e suggestivo panorama sulle montagne che l’attorniano, dalle Tre Cime di Lavaredo ai Cadini, al Sorapis, al Piz Popena. Sopra tutte svetta, possente, il Cristallino di Misurina.
Penso che questa cima non venga salita da molti escursionisti, poiché tutte le vie di scalata si arrestano sull’orlo della parete, e in genere a chi le frequenta interessa ripiegare le corde e scendere presto a valle, più che soffermarsi in cima. Su questa, comunque, ampia e ben soleggiata nelle belle giornate, c’è un ometto di pietre e un morbido tappeto verde, sospeso fra il cielo e e le montagne, che non può non invitare all'ozio.
Lungo la facile dorsale del Popena, i cacciatori e i pastori salirono sicuramente fin da epoca remota, seguendo camosci o qualche pecora sbrancata. Sorprende invece che la parete S, alta fino a 200 m, sia stata scoperta solo nell'estate 1926 dal vulcanico Casara, che vinse il camino all’estrema sinistra. Da allora e fino agli anni ’70, vi si sono sbizzarriti Mazzorana, Zanutti e i lecchesi, gli Scoiattoli Alverà, Apollonio, Lacedelli e Lorenzi, Molin. Di recente, i climbers odierni hanno quasi azzerato lo spazio per altre scoperte.
Quando arrivammo su per l'ultima volta, in un pomeriggio di settembre dal cielo incerto, due chiassose cordate stavano uscendo dalla classica via Mazzorana, il cosiddetto “diedro a sinistra degli strapiombi gialli”. Dietro a loro, però, non c’era più nessuno, e così per un’oretta ci tenemmo la cima tutta per noi.
La via normale, in pratica, è una bella passeggiata lungo una mulattiera militare ben conservata di poco meno di 500 m di dislivello, che richiede circa un'ora e mezzo e si può salire con profitto anche in autunno avanzato, quando i larici si fanno gialli, l'aria è frizzante e la natura si prepara al sonno invernale.
Presso il nuovo Grand Hotel Misurina si sale ad un piccolo parcheggio, ormai inerbito. Da qui, un sentiero senza indicazioni risale a larghe svolte il soprastante, accidentato bosco e poi traversa ai piedi di un ghiaione. Il sentiero si fa più erto e in un breve tratto anche un po' franoso, lambisce la parete del monte, fiancheggia l'ardita Guglia Giuliana e per un canalino erboso esce sulla dorsale della cima.
Qualche ometto aiuta ad orientarsi fra i fitti mughi e a guadagnare il culmine del Popena, che dischiude un vasto e suggestivo panorama sulle montagne che l’attorniano, dalle Tre Cime di Lavaredo ai Cadini, al Sorapis, al Piz Popena. Sopra tutte svetta, possente, il Cristallino di Misurina.
Penso che questa cima non venga salita da molti escursionisti, poiché tutte le vie di scalata si arrestano sull’orlo della parete, e in genere a chi le frequenta interessa ripiegare le corde e scendere presto a valle, più che soffermarsi in cima. Su questa, comunque, ampia e ben soleggiata nelle belle giornate, c’è un ometto di pietre e un morbido tappeto verde, sospeso fra il cielo e e le montagne, che non può non invitare all'ozio.
Lungo la facile dorsale del Popena, i cacciatori e i pastori salirono sicuramente fin da epoca remota, seguendo camosci o qualche pecora sbrancata. Sorprende invece che la parete S, alta fino a 200 m, sia stata scoperta solo nell'estate 1926 dal vulcanico Casara, che vinse il camino all’estrema sinistra. Da allora e fino agli anni ’70, vi si sono sbizzarriti Mazzorana, Zanutti e i lecchesi, gli Scoiattoli Alverà, Apollonio, Lacedelli e Lorenzi, Molin. Di recente, i climbers odierni hanno quasi azzerato lo spazio per altre scoperte.
Quando arrivammo su per l'ultima volta, in un pomeriggio di settembre dal cielo incerto, due chiassose cordate stavano uscendo dalla classica via Mazzorana, il cosiddetto “diedro a sinistra degli strapiombi gialli”. Dietro a loro, però, non c’era più nessuno, e così per un’oretta ci tenemmo la cima tutta per noi.
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