Giusto vent’anni fa, il giorno di San Giuseppe del 1990, ero libero, avevo voglia di camminare ma ero solo. Nonostante la stagione fosse ancora acerba, partii con l’idea di salire, un'altra volta, l'ormai familiare ferrata “Strobel” della Fiames. Conoscendola a menadito, ci misi veramente poco a giungere in cima. Lassù non c’era nessuno, non faceva un gran freddo e così mi presi il tempo per sostare un attimo, mangiare qualcosa, contemplare il panorama, adusato ma sempre nuovo, e assaporare il silenzio. Al momento di iniziare la discesa sorse un problema. D’estate, il lungo traverso sul retro della Fiames, della Punta della Croce e del Campanile Dimai, che scendendo di una sessantina di metri di dislivello conduce dritto in Forcella Pomagagnon, si percorre in un quarto d'ora. Il 19 marzo 1990 questo non sarebbe stato possibile. Su quel versante il sole scalda poco, la neve soggiorna abbastanza a lungo e d’inverno anche il facile sentiero potrebbe comportare qualche rischio. Solitamente, a fine stagione qualche arrampicatore o escursionista lo aveva già pistato, ma quell'anno non era passato ancora nessuno e uno strato uniforme di neve dura ricopriva il pendio, formando un unico, ripido scivolo fino ai Prati del Pomagagnon. Non ebbi il coraggio di solleticare quella ripida crosta gelata coi miei novanta chili, e preferii scendere sotto la III Pala de ra Pezories fino ai Prati, andare a prendere il sentiero che viene da Ospitale, molto meno esposto a rischi, e risalire in Forcella: un’ora circa, al posto dei quindici minuti minuti canonici, ma un’occasione in meno di farsi male, se non peggio. La discesa per le ghiaie della Forcella e il lungo rientro a casa a piedi, non ebbero storia ...
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