Tutti i libri di storia alpinistica delle Dolomiti citano, come primo esempio di difficoltà "superiori" raggiunte dall’uomo in arrampicata, la salita della Torre dei Sabbioni sopra San Vito di Cadore, compiuta il 24 agosto 1877 dalla guida locale Luigi Cesaletti, in solitaria. Lungi da me voler insidiare i meriti del “Coloto” e della sua via, che resta una pietra miliare nell’arrampicata dolomitica, ma mi pongo una domanda. Considerata la difficoltà pura e semplice del singolo passaggio, non sarà stato più impegnativo il camino centrale della via normale al Becco di Mezzodì, superato il 5 luglio 1872 dal "nostro" Santo Siorpaes "Salvador" con lo scozzese William Emerson Utterson Kelso? Siorpaes e Kelso sono i pionieri dell’esplorazione del gruppo della Croda da Lago, convalidata dodici anni dopo da Innerkofler e dal Barone Roland von Eötvös con la prima salita della Croda stessa. Dopo minuziose esplorazioni, Santo attaccò il Becco con il cliente dal lato SO. Superato in scarpe chiodate il primo camino, i due forzarono di slancio il secondo, 18 metri di dolomia liscia e strapiombante, spalle a sinistra e piedi a destra, e per la parete O uscirono in cresta. Da qui, salendo a sbalzi di masso in masso, in breve furono in cima. Era mezzogiorno, e le campane di Cortina salutarono festosamente i vincitori. Lunga solo 150 metri, la via di Siorpaes sarà frequentata soprattutto nel periodo aureo dell’alpinismo: oggi non rientra più fra le scalate alla moda e sul Becco gli alpinisti sono rari (però, l'ultima volta che vi salii, era il 14 luglio 2005, ci trovammo lassù ben in 9!!!) Non vorrei fare del campanilismo, ma avendole percorse più volte entrambe e facendo i debiti distinguo, mi sentirei quasi di affermare che il camino di Santo (valutato di III e munito di un chiodo) è quasi più impegnativo della cengia del “Coloto” …
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