Tra le numerose immagini della guida Angelo Dibona in azione sulle montagne, una, risalente a mio parere almeno a novant’anni fa, lo ritrae sul Sas da Pera, un grosso macigno nei boschi alle pendici del Pomagagnon che dicono fosse la sua falesia. Oltre alla conferma che anche nei tempi andati gli alpinisti si tenevano in forma scalando montagne in miniatura, magari vicine al fondovalle (Dibona abitava a Chiave, poco distante dal Sas da Pera), questa presunta falesia mi aveva incuriosito molto prima della divulgazione della fotografia. Ero stato nella zona da ragazzo, ma ormai il ricordo di quela camminatal era quasi svanito. Vi sono tornato in un bel sabato di settembre, salendo dapprima in cima al colle di Pierosà, oggi tornato quasi vergine dopo la cancellazione del piccolo polo sciistico che animava la zona, traversando poi sopra Staulin per tracce nel bosco, lambendo il Sas e chiudendo la passeggiata a Col Tondo. Solo che il Sas da Pera dei tempi di Dibona, oggi non c’è più. Pare sia stato ridimensionato già molti anni fa, con lo sbancamento di parte della roccia (usata per lavori di costruzione nell’Hotel Savoia, mi è stato detto), e quello che ne rimane è soffocato da alberi, vincastri, alte erbe; l’impressione che se ne trae è ben altro che quella di una comoda falesia a due passi dall’abitato. Tutta la zona che si estende fra Verocai e Chiave è comunque piacevole per brevi camminate, perché il “Picheto”, dove generazioni di locali hanno imparato a sciare, è abbandonato. Cemento e ferro sono stati smantellati, e la natura si sta riappropriando in fretta di quello che molti decenni fa fu preso in prestito. Anche della possibilità di capire come fosse la falesia di Dibona, dove il leggendario “Pilato” perfezionava l’allenamento in vista delle sue imprese.
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