Scrivo questo post per ricordare Renzo, amico di montagna scomparso in questi giorni. Per l'occasione, mi piace sottolineare quanto sia importante per qualcuno lasciare la propria firma su uno dei libri di vetta che abbelliscono i nostri monti. Domenica 1 settembre, venticinque anni fa: in tre (Sandro capocordata, Renzo e io) salimmo lo Spigolo Dibona della Cima Grande di Lavaredo. Una via meritatamente famosa, non troppo impegnativa ma ritenuta un poco pericolosa per le possibili scariche di sassi smosse dalle cordate in parete; a mio giudizio fu molto godibile, mai snervante e soprattutto di grande valore storico per il nome che porta. Giunti sulla cengia anulare prima della vetta, il tempo cambiò di brutto: l’amico più anziano (aveva cinquantadue anni e avrebbe potuto essere nostro padre) insistette comunque per salire in vetta, vedere la croce e lasciare la firma sul libro. Gli interessava il bel panorama che si gode da lassù, ci disse che forse non sarebbe mai più salito sulla Grande di Lavaredo e gli avrebbe fatto piacere “conquistare” la sommità, che già allora veniva sempre più spesso tralasciata giudicandola superflua. E così facemmo: giunti alla croce firmammo il libro di vetta, mangiammo due cose e, poiché il tempo virava proprio al peggio, ci sbrigammo a scendere. Lungo la discesa ci colse un violento temporale, che ci bagnò fino alle ossa, trasformò la parete in un torrente, complicò alcune manovre di corda e tutto ciò che segue. Giurammo che, una volta in terraferma, avremmo santificato lo scampato pericolo, e così fu. Da Molin a Misurina facemmo una tale incetta di tè con rum, vino e grappa, da far diventare quasi alpinistico anche il ritorno a casa. Dopo di allora facemmo ancora insieme solo la Cengia Paolina in Tofana: ma quando incontravo l’amico per la strada o in montagna, pur a distanza di anni, il discorso cadeva sempre su quella bella salita, sulle firme in cima che non abbiamo più rivisto (anche se io tornai sulla Grande una decina di anni dopo), sul temporale a quasi tremila metri, sulla "scimmia" che portammo a Cortina. Per noi, ma specialmente per lui, lo Spigolo Dibona dev'essere rimasto davvero un ricordo indelebile, e con questo ricordo comune lo voglio salutare. Ciao Renzo!
Nessun commento:
Posta un commento