Un oronimo ampezzano che sembrerebbe evidente, ma presuppone invece un'indagine etimologica più “sottile”, è quello di una cima che vedono tutti coloro che percorrono la strada d'Alemagna verso Cimabanche e Dobbiaco: il Col Rosà. Anticamente denominato Crepo del Cetrosa o anche Monte Ola, con toponimi oggi del tutto dimenticati, il Col Rosà potrebbe dovere l'appellativo, che non ha niente a che fare con la rosa o il colore omonimo, alla stessa radice di Monte Rosa, Plateau Rosà, Roisetta, Tète des Roeses ed altri, situati perlopiù in Valle d'Aosta. Nel patois valdostano, “rosa” significava semplicemente ghiaccio! È allora da credere che quest'oronimo sia così antico, da risalire a un epoca in cui nella zona c'erano ancora campi nevosi e ghiacciati perenni? Questa è una suggestione personale, può darsi anche facilmente smentibile. In ogni caso, a me piace l'oronimo di “Monte Ola”, che si ricollega senza alcun dubbio al retrostante Valon de ra Ola, l'erto invaso detritico incuneato fra gli Orte de Tofana e le balze terminali della cresta che scende dalla Tofana di Dentro. In ampezzano “ola” significava pentola, dunque la similitudine sarebbe derivata da un avvallamento rotondeggiante o da qualcosa di simile. Ora lascio altre disquisizioni sul nome: il Col Rosà è una delle prime montagne ampezzane che ho avuto modo di conoscere da ragazzo, salendovi per la prima volta lungo la ferrata “Ettore Bovero” una quarantina di anni fa. Lasciate le ferrate, in quest'ultimo quindicennio ho riscoperto il sentiero n. 447, che collega Pian de ra Spines con la cima, risalendolo “controcorrente”, visto che da esso scendono tutti i ferratisti, per quattro o cinque volte. L'ultima salita, per adesso, è avvenuta in una luminosa, torrida giornata di maggio 2005.
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