Un sabato pomeriggio gonfio di pioggia (puntualmente scatenatasi due minuti prima che giungessimo all’automobile), salimmo una cima dolomitica senza importanza, interessante dal punto di vista degli studi storici: il Becco Muraglia, o Beco de ra Marogna. Si tratta del cono roccioso isolato ai piedi del Nuvolao, visibile dalla strada del Passo Giau nei pressi dell'omonima Casera, oppure dal Rifugio Cinque Torri, al quale sta proprio di fronte. Il Bèco è storicamente importante perché costituisce il caposaldo iniziale della Marògna de Jou, la muraglia costruita in due mesi nell'estate 1753 per dividere i pascoli di San Vito di Cadore da quelli ampezzani. Salirlo non è cosa lunga né troppo difficile, anche se la roccia non brilla per compattezza, e la breve gita rimane riservata a chi sia un po’ pratico di terreni impervi. Seguendo le tracce dei selvatici che popolano il bosco sovrastante la SS 638 e internandosi fra i mughi, dopo aver sorpreso una famigliola di caprioli, in 45 minuti dal parcheggio uscimmo sul panoramico colletto erboso che sostiene il versante nord del Becco. La paretina finale (50 m, valutabili di I) è composta di roccia gradinata, ghiaiosa e un po’ friabile ma ugualmente piacevole da salire. Sulla stretta cima coperta di blocchi, dopo 25 anni dalla prima delle mie cinque visite, ritrovai la misera asta di legno con due tabelle di significato poco chiaro, che funge da croce di vetta Il Becco, sulla cui parete E salgono due brevi vie aperte dalla guida Franz Dallago, non ha comunque un grande interesse alpinistico, e la guida “Berti” non lo cita nemmeno. Mi sento di suggerirne ugualmente la salita a chi, volendo spostarsi soltanto per mezza giornata da destinazioni più note e battute, cerchi un angolo lontano dalla “bagarre” turistica agostana, in una zona facilmente accessibile ma poco frequentata e che riserva un silenzio e una solitudine godibilissimi.
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