Forse, con inverni nevosi come l'ultimo, si potrà percorrere ancora, e per questo ne scrivo. Fino a circa trent'anni fa, una delle scialpinistiche più gettonate d'Ampezzo era la Val Orita. La valle, nota già a Paul Grohmann, è colma di ghiaie e detriti e nasce a 2500 metri circa alla base della crollante Croda Rotta, nel gruppo del Sorapis. Aggirato il basamento di quest’ultima, declina ripida verso la Valle del Boite, terminando dopo oltre un chilometro di dislivello nei pressi di Acquabona, a sud di Cortina. Con neve sufficiente, la discesa per la valle, che iniziava ai Tondi di Faloria e terminava ad Acquabona o a Fraina, era una gita divertente, di medio impegno, in un ambiente non affollato. La scarsità del manto nevoso e le alte temperature che ci hanno afflitto per anni, soprattutto in primavera, l'avevano fatta quasi dimenticare. Chi la discese, soprattutto negli anni ’40-’50, ricorda ancora comici capitomboli tra fitti mughi alti quasi quanto un uomo! Oggi la Val Orita viene scesa a piedi (non da molti: a chi scrive piace farla ogni tanto) per il sentiero 214, che s’immerge nei mughi per quasi due ore, consente di scorgere qualche animale e inediti panorami, camminando in tranquillità. Se gli inverni non saranno più quelli di una volta, dunque, il fuoripista Tondi - Acquabona potrebbe restare solo un ricordo per chi l’ha fatto, o un appuntamento mancato per chi colleziona discese in ogni dove. Così 'San da Ran, Dòna Dindia, il Dio Silvano, la pittrice del Faloria, i ventisette piccoli elfi di Ranpognei e le altre creature che popolano i boschi della zona, vivranno tranquille e indisturbate...
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