Credo che nessuno dimentichi i compagni con i quali ha frequentato la montagna e non ci sono più, specie se sono scomparsi in circostanze tragiche. Chi scrive ricorda forcelle, ghiacciai, montagne, traversate, vie in cui è stato al fianco di amici che sono andati avanti, e questi pensieri intristiscono sempre un po’. Da Angelo, con il quale percorsi un sentiero attrezzato delle Tofane ancor prima che fosse aperto, a Luciano che fu il mio primo capocordata sulla Torre Inglese; Orazio e l'allegra traversata ai piedi della Marmolada; Luigi, col quale salii il Teston di Monte Rudo e la Rocchetta di Campolongo, scomparso sulle strade del Bellunese; Claudio, compagno di cordata sul II Campanile di Popera, sul Catinaccio, a Forcella Fanis, caduto sulla Punta dei Tre Scarperi; Alfonso, col quale per una decina d’anni divisi decine di escursioni e scalate; Luciano, che arrampicava meglio di me, ma ebbi l’onore di portare sulla Via della Rampa al Piz Ciavazes. Per non dimenticare mio Padre, che mi ha iniziato alla via dei monti, insegnandomi un cammino che continuo a percorrere. Forse le mie constatazioni sono ovvie, ma pensando a queste cose è inevitabile considerare la fragilità della vita e la pregnanza di certi momenti del passato, che ci restano vividamente impressi. E’ logico, il mondo va avanti, e noi continueremo a frequentare la montagna finché ci sarà possibile, ma ripercorrendo i passi già seguiti con i nostri amici che non ci sono più, sicuramente ci sarà sempre un pensiero anche per loro.
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