Ebbene sì, sono anch'io un fumatore pentito. Da giovane, fumai diverse buone sigarette: nulla di strano, se non fosse che dopo qualche tempo mi resi conto che l'alpinismo e il fumo non sono grandi amici. Ricordo una volta, mentre salivamo la via normale del Sassongher in Val Badia: a metà dell'accesso alla cima, che per noi era iniziato direttamente dalle case di Pescosta sopra Corvara, trovai una panchina e mi fermai ad accendere una "ghèba". Fu un'idea disgraziatissima; da là in avanti (per la vetta mancavano ancora 600 metri di dislivello), nonostante avessi ventidue anni, feci il triplo della fatica degli amici per salire e giunsi alla croce di vetta veramente spompato. Quindici mesi dopo, per una serie di concomitanze chimico-fisiche a me ancora ignote, smisi definitivamente di fumare, ed in effetti i vantaggi si ripercossero subito anche in montagna. Nell'estate successiva all'ultima sveviana sigaretta, mi capitò di ripetere con Mario la "fessura Mazzorana a sinistra degli strapiombi gialli" sul Popena Basso, una via che mi piaceva molto. Uscito dal diedro, mentre ripiegavo la corda, un riflesso condizionato mi portò, dopo tanto tempo, ad infilare la mano nella patella dello zaino cercando un pacchetto, che per fortuna non c'era più. Quel giorno, lo confesso, ebbi una certa nostalgia dell'abitudine che avevo instaurato, di godermi una sigaretta al termine delle salite: come scrisse Casara, “le poche, più buone sigarette sono quelle fumate in parete, guardando le nuvolette di fumo azzurrino ...” Non fumo più dal 1982, ma un paio di volte, dopo aver guadagnato con soddisfazione qualche montagna, specie se impegnativa, mi è venuto ancora spontaneo infilare la mano dove un tempo tenevo le Marlboro ...
Nessun commento:
Posta un commento