Debbo confessare una verità, che un po’ mi brucia: finora non ho avuto l’occasione di salire sulle Cime del Loudo, che dominano la dolce conca verde del Ciadin omonimo. Sono passato tante volte ai loro piedi, ho scrutato dall’alto il canale che permette di salirle, faticosamente ma senza grandi problemi, ma fino ad oggi mi è mancato lo sprint per conseguire quelle vette, ignorate dai più. Ho poi avuto notizia che un amico vi sale almeno una volta l’anno, e penso che sia uno dei rari estimatori della zona! Di una delle cime però, qualcosa so: 30 anni fa cercammo di scalare l’unica via di roccia della Cima O, aperta da Piero Mazzorana e compagni nel luglio 1935 sulla parete N, sotto la quale transita il sentiero che va da Faloria al Ciadin del Loudo. La parete sulla quale si dipana l’itinerario, una delle poche scoperte alpinistiche sulle vette in questione, è cupa: non ombrosa, ma fredda, stratificata con pance grigie e friabili. La via presenta difficoltà basse, sulle quali, dalla guida Berti, risulta che Mazzorana ci mise anche un chiodo (!!!). All’epoca, un po' spompati dall’avvicinamento da Faloria, attaccammo la parete in una calda mattinata d'estate con la testardaggine e l'incoscienza dei vent'anni: le prime cordate erano friabili e malsicure, ma speravamo che, salendo, la cosa migliorasse. In quel momento toccava a me: quando sostai su un pilastro coperto di licheni bluastri, la colonna (disturbata, dopo secoli di quiete), oscillò paurosamente, minacciando di rovinarci addosso. La cosa ci fece cambiare idea in fretta. Parte in arrampicata e parte a corda doppia, rifacemmo in fretta la porzione di via già superata, tornammo mogi a casa e da quella volta la Cima del Laudo N scomparve definitivamente dalle nostre fantasie. Sarà forse anche per questo che non ho più osato curiosare sulla via normale, che peraltro sale sulle vette dal, molto più mansueto, versante opposto?
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