Il 12 febbraio Leonardo "Leo" Gasperina Geroni, 54 anni, di Casamazzagno, guida alpina e tecnico di elisoccorso della Stazione CNSAS Val Comelico, è stato travolto da una valanga sul monte Vancomun in Val Visdende, nel territorio di San Pietro di Cadore. Gasperina stava compiendo una gita di scialpinismo con un amico quando, poco prima di mezzogiorno, si è staccata la valanga che lo ha sepolto. Il compagno ha immediatamente dato l'allarme al 118 e iniziato a cercarlo. Sul posto si è subito portato l'elicottero del Suem di Treviso con un'unità cinofila, poi raggiunto dalle squadre del Soccorso alpino Val Comelico, Sappada e Auronzo. Gasperina è stato trovato poco dopo da un collega, grazie all'Arva che indossava. Ottimo alpinista del Gruppo comelicese dei Rondi, con all'attivo numerose vie nuove sui monti della sua valle, con la moglie Rosanna aveva gestito per alcuni anni il Rifugio Venezia-Albamaria De Luca al Pelmo. Due vittime di valanghe in una settimana in Comelico, in questo inverno che sembrava "tranquillo", sono davvero tante: non conoscevo di persona Gasperina, se non per averlo visto al Rifugio Venezia un paio di volte, ma la sua scomparsa mi ha turbato. Senza volere far colpe a nessuno usando i soliti paroloni, e senza scivolare nell'esagerazione legislativa del carcere per chi stacca valanghe dai monti, ritengo che l'alpinismo (che non è uno sport né una scienza, ma semplicemente una passione, un moto dell'animo) riceva troppo duri colpi da queste disgrazie, che capitano a ciabattoni come ad esperti, a gitanti della domenica come a guide alpine. E' la natura: malgrado tutte le precauzioni che possiamo adottare per muoverci in essa con sicurezza, l'imponderabile è sempre in agguato, d'estate come d'inverno.
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