Mi è capitato, e non è certamente nulla di strano ma merita ricordarlo, di portare a termine varie gite in montagna in compagnia d’animali. Un cane, una capra, un gatto hanno fatto da scorta a me, familiari e amici nel corso di due escursioni nel gruppo delle Tofane e una in quello della Croda Rossa. Della capra e del cane ho già scritto le vicissitudini; del gatto non ricordo. Ad ogni buon conto, lo rievoco in queste righe. Erano i primi anni ’70 quando, agli esordi delle nostre scorribande sulle crode, con Alessandro, Carlo e Federico salii la via ferrata Ettore Bovero sul Col Rosà. Niente di speciale se la guardo con gli occhi di oggi, ma allora ero il più grande dei quattro, e avevo forse sedici anni ... Al campeggio di Fiames, un micio emerse dal nulla ed iniziò a trottare dietro di noi. Al Passo Posporcora ce l’avevamo ancora alle spalle, all’attacco della ferrata anche. Che fare? Carlo lo prese e se lo infilò nello zaino, lasciando fuori la testa; era proprio piccolo, ma per nulla intimorito, e si lasciò condurre senza storie su per la parete, fino in cima. Sotto la croce lo liberammo, e non scappò: anzi, condivise con noi qualcosa della merenda che avevamo appresso, e continuò a seguirci, zampettando lungo le rocce, in mezzo ai mughi, fra gli alberi, nei ghiaiosi canali della via normale, fino a Pian de ra Spines. Davanti al campeggio, mosso dall’istinto, il gatto cambiò strada e sparì. A noi non miagolò un saluto, ma io gli rivolsi un silenzioso grazie per la tenera, discreta compagnia che ci aveva fatto.
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