D'estate, generalmente non amiamo molto andar per rifugi, e rispetto all’inverno è meno frequente che, nelle nostre escursioni, facciamo tappa espressamente per pranzare in qualche rifugio. Con la neve e i rigori invernali (che ormai non sono troppo lontani ...), come ogni frequentatore delle montagne ci piace finalizzare le camminate alla sosta in malghe o rifugi, per mandar giù qualche cosa di caldo e mettere un piatto gustoso davanti agli occhi e sotto i denti. Dopo anni di frequentazione delle strutture ricettive alpestri nei circondari ampezzano e pusterese, con incursioni anche in Anterselva, Badia, Austria, Cadore, Comelico, non è nostra intenzione stilare una graduatoria in base all’accoglienza, alla simpatia, alla cucina, alle tariffe; sarebbe antipatico e in questa sede poco corretto politicamente. Intendo soltanto comunicare che il metro di paragone che utilizziamo nelle nostre trasferte, d'inverno perlopiù pusteresi perché di qua dal valico del Passo Cimabanche quella purtroppo è una pietanza introvabile, è lo “smorm” ampezzano, ovverossia il “Kaiserschmarren”, la frittata dolce e spezzettata, servita con marmellata di mirtilli rossi o anche frutta sciroppata, che è un’autentica delizia senza essere eccessivamente pesante né calorica. E’ un piatto che, insieme alla minestra d’orzo o ai canederli, ci stuzzica spesso, quando raggiungiamo una malga o un rifugio in provincia di Bolzano. In conformità a quello, generalmente misuriamo il nostro ricordo e la nostra predilezione per quel luogo. La classifica ha un valore puramente interno, ma siccome la memoria ci soccorre abbastanza bene, sono ormai diversi i luoghi nei quali ci rifacciamo volentieri vivi per vari fattori, non ultimo quello gastronomico; perché siamo certi che lì, se non cambia il cuoco, dovremmo sempre trovare uno “smorm” caldo, abbondante, saporito e dolcificato da un’ottima marmellata. Che volete, il camminare d’inverno è godibile anche, spesso soprattutto, per questo!
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