Una grigia domenica di settembre del 2008, siamo tornati su una cima dove, in effetti, gli escursionisti sono rari. È il Monte Popena, storica palestra di roccia di Misurina inaugurata nell'estate del '26 da Casara e ancora oggi praticata, per gli itinerari di ogni difficoltà che offre. L'accesso si risolve in una scarpinata lungo una mulattiera di guerra: 480 m. di dislivello, che richiedono un’ora e mezzo dall'automobile. Da Misurina ci s'interna in un bosco accidentato e tranquillo, salendo verso un ghiaione. Qui il sentiero diventa più ripido e franoso, sfiora le rocce, lascia a sinistra la slanciata Guglia Giuliana e per un bel canale erboso esce sullo schienale della cima. Provvidenziali ometti orientano in mezzo ai mughi fitti, e con essi si raggiunge il culmine, che domina il lago e le cime del sottogruppo del Piz Popena. Su tutte, magnifico, il Cristallino. Le vie del Popena finiscono sul bordo della parete che guarda Misurina, e a chi arrampica di solito preme scendere subito a valle, più che attardarsi su una vetta “da capre”. Sulla cima c’è una rudimentale croce, di solito l'altopiano sommitale riceve tanto sole, ed è bello soffermarvisi godendo di una pace esclusiva. Sul Popena, i cacciatori e i pastori di Auronzo salirono certamente in tempi antichi: è strano che la parete sia stata attaccata solo nel 1926 dal vulcanico Casara, che superò lo stretto camino all’estrema sinistra. Su quelle rocce gialle e grigie si sono cimentati negli anni Mazzorana, i lecchesi, Alverà e Apollonio, Lacedelli e Lorenzi, Molin, Cipriani. Oggi lo spazio roccioso per altre scoperte si è ristretto al minimo e la montagna è stata quasi retrocessa a falesia. L'anno scorso la giornata era grigia e fredda, e in cima sostammo solo un quarto d'ora in mezzo al vento e alle nuvole, mentre minacciava la pioggia, "nel silenzio più teso".
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