Sabato 27 giugno ho finalmente visto, dal basso, il ricercato sistema satellitare posto nel 2006 in vetta alla Torre Inglese, nel gruppo delle Torri d'Averau. L'apparecchio ha un fine scientifico: controllare il pinnacolo per anticiparne possibili crolli e prevenire un'eventuale fine triste come quella della “sorella” Trephor, schiantatasi d'improvviso al suolo nel maggio 2004. La quinta delle guglie d'Averau visibili da Cortina, caratteristica per la sua forma a corno, è alta 53 metri ed ha una storia succinta ma interessante. Fu conquistata dal lato S.E. da G.W. Wyatt, con le guide Angelo Maioni e Sigismondo Menardi. Era l’estate 1901, e - dopo la Grande - l’Inglese era la seconda guglia d’Averau ad essere salita. Nel 1924 il giovanissimo Severino Casara apportò una variante alla via originaria, salendo la paretina dove di solito si scende a corda doppia. Il 28 giugno 1936 Gino Soldà, di passaggio a Cortina, superava in solitaria lo spigolo E, e durante la guerra, il 23 settembre 1941, M. Borgarello e R. De Toni scalavano la gialla parete O (già scesa a corda doppia nel 1912). Da ultimo, cedette il fotogenico spigolo S, ascritto nel 1960 a Vittorio Fenti e Bepi Pellegrinon. Quest’ultima via però non pare accreditata, poiché esistono testimonianze fotografiche di alpinisti sullo spigolo anteriori al 1960. Oggi la Torre Inglese è molto visitata, per la breve ed elegante salita su roccia solida. Chi scrive vi si cimentò per la prima volta nell'estate 1974, guidato dallo Scoiattolo Luciano Da Pozzo, e il 4.4.1976 vi compì da capocordata la prima di una buona serie di ascensioni, fra le quali anche una solitaria.
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