Nella storia dell’alpinismo a Cortina, fra guide alpine, guide per montagne basse e portatori, fino ad oggi risulta autorizzato all’esercizio del mestiere ben oltre un centinaio di persone. Da tempo chi scrive s’interessa, trovando sempre nuovi spunti di ricerca, di seguire le vicissitudini degli ampezzani che in quasi 150 anni hanno ottenuto l’autorizzazione ad accompagnare clienti sui monti. E’ ormai noto che la data di nascita della professione in Ampezzo è fissata al 16/9/1864. Quel giorno, infatti, Francesco Lacedelli detto Checo da Meleres (1796-1886), orologiaio e cacciatore divenuto guida quasi per caso, sulla cima del Sorapìs ricevette dalle mani di Paul Grohmann il primo libretto di Bergfűhrer della Valle d’Ampezzo. Le cronache, almeno quelle ufficiali, non fanno però cenno a coloro – e sono diversi – che per i motivi più vari non furono capaci di ottenere l’autorizzazione a volgere la professione. Anche in tempi antichi, la patente di guida, accordata dalle Sezioni del CAI (D.Oe.A.V. per la nostra zona, fino al 1918), richiedeva un breve tirocinio e un esame: ai primissimi candidati però era stato sufficiente dimostrare di conoscere bene i monti e i valichi del territorio dove si intendeva svolgere la professione, e il resto era venuto da sé. Nel "Protocollo delle adunanze della Sezione Ampezzo del Deutsch und Ősterreichischer Alpenverein" (antenato della Sezione del CAI di Cortina) che inizia nel 1901, si trova menzionato un guardaboschi di Campo che negli anni '10 del Novecento fece rispettosa domanda all’Alpenverein di diventare guida alpina, adducendo verbalmente a suo favore il fatto – convalidato da testimoni – che aveva salito praticamente tutte le cime d’Ampezzo. Nonostante le prove addotte, l’inflessibile Sezione però non gli credette e l’aspirante restò a fare il guardaboschi, svolgendo peraltro l’incarico con perizia e passione, fino al termine della carriera. Nome e cognome, ovviamente, li abbiamo presenti, ma li omettiamo per discrezione.
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