Qualche anno fa mi capitò per casa il diario alpinistico “... und immer wieder lockt der Berg”, pubblicato a Monaco nel 1958 (un libro che non ho ancora letto integralmente, considerata la prosa piuttosto impegnativa). Da allora raccolgo notizie sulla figura di Ludwig Gillarduzzi, sacerdote ed alpinista austriaco di chiare origini ampezzane, proveniente dalla famiglia dei Zandeache da Gilardon. Curiosando in Internet, ho scoperto che Don Gillarduzzi era nato ad Innsbruck il 22 settembre 1904. Parroco provvisorio a Schmirn dal 23 giugno al 12 agosto 1940, il 23 ottobre di quell’anno fu condannato a sei mesi di carcere, per “dichiarazioni politiche maliziose”, ed imprigionato ad Innsbruck. Nel libro di vetta rimasto sul Piz Popena dal 1910 al 1981, Gillarduzzi appose la sua firma il 22 agosto 1927, dopo essere salito in solitaria per la “Via Inglese” sulla cresta sud. Due giorni dopo, il suo nome compare nel libro di vetta della Punta Fiames, dove salì - sempre da solo la Via Dimai-Heath-Verzi sulla parete sud. Dalla guida “Alpi Aurine” di Fabio Cammelli e Werner Beikircher (1997), ricavo infine che durante l’estate 1958, già ultra cinquantenne, il sacerdote tracciò con un compagno una via di trecentosessanta metri di dislivello, con difficoltà di secondo e terzo grado, lungo la cresta nord-ovest della Punta Merbe-Merbspitze sui Monti di Predoi, definita “varia e interessante, la più meritevole per accedere alla cima” e forse ancora oggi frequentata da qualcuno. Chissà quante altre belle imprese ha realizzato questo singolare prete scalatore, che sicuramente conservò sempre un affetto per i monti della sua patria d’origine. Forse potrebbe essere interessante gustare la sua autobiografia, se qualcuno si prenderà la briga di tradurla in italiano.
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