Un’imprecisione, che perdura dalla prima edizione della Guida Berti ed è stata ripresa anche in da altre pubblicazioni, riguarda la prima salita della parete NW della Croda Rotta, cima minore e disertata delle Marmarole che fu la penultima via nuova sulle Dolomiti delle nobili ungheresi Ilona e Rolanda von Eőtvős. Le sorelle salirono la parete in un giorno imprecisato del settembre 1910, con Antonio Dimai, Agostino Verzi, Serafino “e Giovanni” Siorpaes. La citazione è verosimile per Serafino Siorpaes, guida dal 1901 al 1929, ma non per Giovanni Cesare, secondo figlio del grande Santo, nato nel 1869 e guida dal 1890. All’epoca dell’ascensione della Croda Rotta da parte delle ungheresi, infatti, “Jan de Santo” se n’era già andato da diciassette mesi, per un imponderabile quanto tragico incidente accadutogli davanti al suo albergo a Cimabanche.
Dal diario di Giorgio Brunner “Un uomo va sui monti”, traggo altri dati che rettificano due affermazioni inesatte del Berti. Secondo la Guida, infatti, la prima salita invernale della Zesta, marcata elevazione della “diramazione ampezzana” del Sorapis, fu eseguita da Brunner per la via normale da N, il 7/2/1942. Nel suo diario invece, l’alpinista dichiara di non essere stato solo, come nella prima invernale sulla vicina Punta Nera (27/2/1941) ma con la consorte Massimina e il cognato Mauro Botteri. Per inciso, la palma di prima invernale solitaria della Zesta potrebbe spettare ad Ario Sciolari, guida che vi salì il 5/1/1995 (la notizia è sul libro di vetta). Reputando invernali solo le vie compiute fra il 21 dicembre ed il 21 marzo, Brunner rivendica infine come prima invernale della Punta del Sorapis la sua, compiuta con l’amico Ovidio Opiglia il 17/3/1938, smentendo così il tenente Pietro Paoletti, che raggiunse la Punta con le guide di San Vito Arcangelo e Giuseppe Pordon da Masarié “in condizioni invernali”, il 26/11/1881.
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