Nel Natale del 1947 Severino Casara con l’amico Walter Cavallini giunge con gli sci al rifugio Auronzo sotto le Tre Cime di Lavaredo dove alcuni operai sono impegnati nella sostituzione del tetto, volato nei pendii della val Marzon a causa di forti bufere.
I due affrontano le pareti della Cima Ovest delle Lavaredo.
Salendo, gli arrampicatori rimangono affascinati dalla particolarità di pareti, stalattiti di ghiaccio e placche vetrate sotto l’effetto di una luce che definiscono di Tabor.
La visione è sublime. Casara esprime un desiderio che egli stesso definisce utopia: realizzare un cortometraggio invernale sulle Dolomiti di Auronzo e sulle Tre Cime in particolare. Chimera, in quanto girare un film in quelle condizioni comporterebbe costi elevati.
Tornati al rifugio, discutono ancora su questo sogno alla presenza degli operai auronzani.
L’idea giunge al municipio di Auronzo dove il vicentino Casara viene, nei giorni successivi, ricevuto dal Sindaco che plaude l’idea ed offre l’appoggio logistico dell’Amministrazione Comunale.
Ma girare un film richiede anche una grossa somma, replica l’alpinista. Il signor Claudio Bombassei, suocero del Sindaco, offre il denaro necessario, rivolgendosi così a Casara: “ Lei è matto per le crode, io per la mia Terra. Due matti insieme fanno un savio”. L’offerta viene subito accettata con l’impegno di restituire la somma qualora il film dovesse divenire fonte di guadagno.
Fervono i preparativi. Per la prima volta si gira sulle nostre Dolomiti un film invernale. – ATTORI: Casara e Cavallini, PROTAGONISTA: la Montagna.
Il maltempo prolunga le riprese degli alpinisti impegnati nell’arrampicata e sugli sci.
Finalmente Casara può scendere a Milano con le pizze pronte del negativo interamente girato in montagna.
I due affrontano le pareti della Cima Ovest delle Lavaredo.
Salendo, gli arrampicatori rimangono affascinati dalla particolarità di pareti, stalattiti di ghiaccio e placche vetrate sotto l’effetto di una luce che definiscono di Tabor.
La visione è sublime. Casara esprime un desiderio che egli stesso definisce utopia: realizzare un cortometraggio invernale sulle Dolomiti di Auronzo e sulle Tre Cime in particolare. Chimera, in quanto girare un film in quelle condizioni comporterebbe costi elevati.
Tornati al rifugio, discutono ancora su questo sogno alla presenza degli operai auronzani.
L’idea giunge al municipio di Auronzo dove il vicentino Casara viene, nei giorni successivi, ricevuto dal Sindaco che plaude l’idea ed offre l’appoggio logistico dell’Amministrazione Comunale.
Ma girare un film richiede anche una grossa somma, replica l’alpinista. Il signor Claudio Bombassei, suocero del Sindaco, offre il denaro necessario, rivolgendosi così a Casara: “ Lei è matto per le crode, io per la mia Terra. Due matti insieme fanno un savio”. L’offerta viene subito accettata con l’impegno di restituire la somma qualora il film dovesse divenire fonte di guadagno.
Fervono i preparativi. Per la prima volta si gira sulle nostre Dolomiti un film invernale. – ATTORI: Casara e Cavallini, PROTAGONISTA: la Montagna.
Il maltempo prolunga le riprese degli alpinisti impegnati nell’arrampicata e sugli sci.
Finalmente Casara può scendere a Milano con le pizze pronte del negativo interamente girato in montagna.
(dai testi della mostra sui 150 anni di alpinismo auronzano, visitabile a Palazzo Corte Metto di Auronzo fino a metà settembre 2009. Grazie a Paola De Filippo Roia e amici).
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