Il 14 giugno è un quarto di secolo dacché è scomparso Celso Degasper “Meneguto”, una delle oltre centocinquanta guide patentate a Cortina. Nel 1922 non aveva ancora diciannove anni quando, con l’amico Rinaldo Menardi, aprì la sua prima via alpinistica. Si trattava di una lunga variante alla “Corry” sulla parete SE del Col Rosà, un itinerario che al tempo riscuoteva un certo interesse, ma poi fu dimenticato. Nello stesso anno, con Angelo Dimai “Deo” ed Enrico Gaspari “Bechereto”, divenne guida (fu uno dei più giovani patentati nella storia ampezzana), e iniziò una carriera attivissima, conclusasi a metà degli anni Sessanta. Oltre ad una decina di vie e varianti nuove sulle Tofane, Nuvolau e Pomagagnon, Degasper vantò un singolare primato: salì la classica Via Dimai sulla parete S della Punta Fiames (350 m, IV grado) per oltre trecento volte. In un’intervista a Radio Cortina di tanto tempo fa, mi raccontò che una dozzina d’anni prima aveva dovuto lasciare la montagna per forza, a causa di problemi articolari che, da ultimo, costrinsero i medici ad amputargli una gamba. Fosse stato per lui, per la sua passione di montagna, l’allenamento coltivato sciando d’inverno e scalando d’estate, e soprattutto per le richieste dei suoi clienti, tanti dei quali si tennero in contatto con lui per anni, avrebbe continuato a scalare fino all’ultimo. Soprattutto dopo la scomparsa della consorte Giovanna, si dedicò alla Seggiovia Col Druscié (di cui era stato uno dei fondatori e dei principali azionisti, e dove lo sentii presentarsi ad un turista con la famosa frase "Francese, tedesco, inglese, parlato e scritto!"), e ad ottant'anni morì. Per Celso avevo stima e simpatia, tant'è che per il mio debutto giornalistico in ampezzano scrissi un ampio pezzo su di lui, uscito il 1° luglio 1984.
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