Giovanni Barbaria (1850-1939) che nel 1901 costruì il rifugio in riva al lago di Federa, ma l'anno dopo lo vendette alla Sezione di Reichenberg del Club Alpino Tedesco-Austriaco perché non guadagnava quello che avrebbe desiderato, fu guida dal 1875, tra le prime a Cortina. Nel 1910 aveva sessant'anni, ma evidentemente era in gamba, se andava ancora in montagna. Tant’è vero che in settembre, col figlio Bortolo (1873-1953), anche lui guida alpina, accompagnò due viennesi in una salita ... misteriosa. Il quartetto salì la maggiore delle tre torri che si dipartono dalla cresta della Tofana di Mezzo verso il Valon de Tofana, presso Forcella Fontananegra. In omaggio ai clienti, le guglie furono inizialmente denominate Wienertűrme (Torri Viennesi), ma della via dei Barbaria non si seppero mai né il tracciato né la difficoltà. Dopo la Grande Guerra, le torri furono dedicate al “Papà degli Alpini”, caduto lassù il 20 luglio 1915: da allora si chiamano in complesso "Tridente Cantore", e rispettivamente Torrione Cantore, Torrione Centrale e Torre Ovest. Non vi sale mai nessuno, perché la roccia non è buona e non ci sono vie degne di grande attenzione. E poi, solo due torri offrono pane per gli alpinisti: nell’agosto 1941 la maggiore fu salita per lo spigolo SE dalle guide alleghesi Mariano e Ermanno De Toni (V), e il 17.6.1945 i nostri Luigi Ghedina e Bortolo Pompanin scalarono la più piccola per la fessura SO. Questa via, che segue una crepa lunga 120 metri (IV), negli anni “eroici” aveva solleticato - come qualche altra - la nostra curiosità. Ci stavamo pericolosamente sbilanciando verso situazioni "strane", fuori mano e poco note, e così un giorno stemmo a guardare … La giornata finì allegramente al Giussani, dove un paio di birre ci distolsero definitivamente dall’andare a cercare guai su un Tridente tanto bello da vedere, quanto certamente inadatto a esercitarsi con corde e chiodi. Queste righe riassumono la cronaca breve di un'intenzione di trent'anni fa, naufragata forse con un un po' di dispiacere.
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