Raffaello Lorenzi de ra Becarìa, Valore Costituzionale dei Diritti sulle Terre Regoliere, Europrint - Quinto di Treviso, 2010, 79 pagine con immagini a colori.
Le Regole suscitano sempre curiosità e interesse negli studiosi, e sono oggetto di studi e molte tesi di laurea giuridiche ed economiche. Il lavoro di Raffaello Lorenzi, noto commercialista di Cortina, è per l’appunto frutto della tesi di laurea in Giurisprudenza, recentemente discussa (all'età di quasi 67 anni!) presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.
Studioso appassionato di storia e tradizioni locali, cultore dello spirito secolare dell’istituzione regoliera, preso per assodato che le Regole amministrano da generazioni i territori montani con saggezza e oculatezza, e rendono questa meravigliosa forma di proprietà che è la proprietà collettiva un unicum degno della massima tutela, facendo meritare ai demani regolieri altobellunesi la tutela dell’UNESCO, come patrimonio mondiale dell’umanità, Lorenzi ha riflettuto sulla condizione di boschi e pascoli fra antiche e nuove sovranità, fra diritto privato e pubblico.
L’autore ha analizzato i diritti di rango costituzionale delle famiglie originarie insediatesi sul territorio ampezzano (ma l’analisi può riguardare anche altri demani, in area ladina e non), costituite in “comunioni familiari montane”, e ha disquisito sullo scottante problema della trasmissibilità dei diritti regolieri, con particolare riguardo ai profili di ordine costituzionale sottesi al problema.
L’antica famiglia patriarcale è scomparsa, evolvendosi nel concetto moderno di nucleo familiare: per ora non si registrano tuttavia innovazioni nella successione dei diritti, comunque trasmessi all’interno di una discendenza che considera il casàl originario e la sua perpetuazione nel tempo. Uno dei problemi che angustia l’istituto regoliero e lo espone a ricorrenti critiche, riguarda infatti le discendenti dei regolieri di sesso femminile, che in taluni casi trasmettono i diritti e in altri no.
L’analisi di Lorenzi ha coinvolto 20 comunità, per dimostrare che, ammessa una certa disparità (non discriminazione) fra i componenti della famiglia regoliera, uomini, donne senza fratelli, donne con fratelli, divorziate, conviventi, la disparità non coinvolge il singolo ma la sua posizione dentro la famiglia, formazione sociale che s’inscrive nel quadro della comunione familiare montana.
La ricerca, di stampo giuridico ma anche storico-sociale, si struttura in capitoli, prendendo le mosse dagli aspetti sociali delle forme di proprietà collettiva, per poi introdurre storicamente le Regole ampezzane, analizzare i profili costituzionali della normativa regoliera, il sindacato di costituzionalità sulle leggi e atti equiparati (dal quale sono esclusi i “laudi”, atti fondanti dell’ordinamento regoliero), le fonti legislative e giurisprudenziali sulle Regole, e l’analisi comparativa dei laudi delle Regole altobellunesi.
Conclusioni e bibliografia suggellano la tesi, arricchita da suggestive immagini di Stefano Zardini, che si rivela interessante perché inquadra ancora una volta, con lucidità di giudizio, la nascita, la natura e l’evoluzione verso il futuro di forme particolari e invidiate di proprietà collettiva, che rappresentano un bene storico e giuridico di alto rilievo e contribuiscono alla salvaguardia di territori di grande fragilità, sia sotto il profilo ambientale che sotto quello commerciale e speculativo.
Le Regole suscitano sempre curiosità e interesse negli studiosi, e sono oggetto di studi e molte tesi di laurea giuridiche ed economiche. Il lavoro di Raffaello Lorenzi, noto commercialista di Cortina, è per l’appunto frutto della tesi di laurea in Giurisprudenza, recentemente discussa (all'età di quasi 67 anni!) presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.
Studioso appassionato di storia e tradizioni locali, cultore dello spirito secolare dell’istituzione regoliera, preso per assodato che le Regole amministrano da generazioni i territori montani con saggezza e oculatezza, e rendono questa meravigliosa forma di proprietà che è la proprietà collettiva un unicum degno della massima tutela, facendo meritare ai demani regolieri altobellunesi la tutela dell’UNESCO, come patrimonio mondiale dell’umanità, Lorenzi ha riflettuto sulla condizione di boschi e pascoli fra antiche e nuove sovranità, fra diritto privato e pubblico.
L’autore ha analizzato i diritti di rango costituzionale delle famiglie originarie insediatesi sul territorio ampezzano (ma l’analisi può riguardare anche altri demani, in area ladina e non), costituite in “comunioni familiari montane”, e ha disquisito sullo scottante problema della trasmissibilità dei diritti regolieri, con particolare riguardo ai profili di ordine costituzionale sottesi al problema.
L’antica famiglia patriarcale è scomparsa, evolvendosi nel concetto moderno di nucleo familiare: per ora non si registrano tuttavia innovazioni nella successione dei diritti, comunque trasmessi all’interno di una discendenza che considera il casàl originario e la sua perpetuazione nel tempo. Uno dei problemi che angustia l’istituto regoliero e lo espone a ricorrenti critiche, riguarda infatti le discendenti dei regolieri di sesso femminile, che in taluni casi trasmettono i diritti e in altri no.
L’analisi di Lorenzi ha coinvolto 20 comunità, per dimostrare che, ammessa una certa disparità (non discriminazione) fra i componenti della famiglia regoliera, uomini, donne senza fratelli, donne con fratelli, divorziate, conviventi, la disparità non coinvolge il singolo ma la sua posizione dentro la famiglia, formazione sociale che s’inscrive nel quadro della comunione familiare montana.
La ricerca, di stampo giuridico ma anche storico-sociale, si struttura in capitoli, prendendo le mosse dagli aspetti sociali delle forme di proprietà collettiva, per poi introdurre storicamente le Regole ampezzane, analizzare i profili costituzionali della normativa regoliera, il sindacato di costituzionalità sulle leggi e atti equiparati (dal quale sono esclusi i “laudi”, atti fondanti dell’ordinamento regoliero), le fonti legislative e giurisprudenziali sulle Regole, e l’analisi comparativa dei laudi delle Regole altobellunesi.
Conclusioni e bibliografia suggellano la tesi, arricchita da suggestive immagini di Stefano Zardini, che si rivela interessante perché inquadra ancora una volta, con lucidità di giudizio, la nascita, la natura e l’evoluzione verso il futuro di forme particolari e invidiate di proprietà collettiva, che rappresentano un bene storico e giuridico di alto rilievo e contribuiscono alla salvaguardia di territori di grande fragilità, sia sotto il profilo ambientale che sotto quello commerciale e speculativo.
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